AbbVie-Allergan, il merger che piace agli analisti

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Tra tutte le mega fusioni annunciate quest’anno, l’acquisizione di Allergan da parte di AbbVie per 63 miliardi di dollari sarebbe la più indovinata. A pensarla così è l’analista di SVB Leerink, Geoffrey Porges, secondo il quale AbbVie non solo genererà sinergie migliori del previsto grazie all’acquisto dell’azienda irlandese, ma dimostrerà anche che è un affare più efficace rispetto all’operazione da 74 miliardi di dollari di Bristol-Myers Squibb e Shire e di quello da 63 miliardi di dollari di Takeda e Celgene.

Porges, che ha spiegato il suo pensiero in un report, è convinto che AbbVie trarrà vantaggio dalla diversificazione in una nuova area terapeutica, la medicina estetica. Al contrario, né BMS né Takeda aggiungeranno novità a livello di aree terapeutiche dalle loro acquisizioni.

Nel 2018, l’82% dei ricavi di 33 miliardi di dollari di AbbVie proveniva da tre prodotti: Humira, l’antitumorale Imbruvica e il trattamento contro l’epatite C Mavyret.

Quasi il 40% dei ricavi di Allergan, da 15,8 miliardi di dollari, al contrario, proveniva da Botox, Juvederm e Restasis, per il trattamento dell’occhio secco.

E dunque la nuova società, secondo Porges, si diversificherà molto. Inoltre, da quando è stato annunciato l’accordo, le azioni di AbbVie hanno perso il 10% del loro valore, mentre quelle di BMS e di Takeda sono in calo, rispettivamente, del 16% e del 32%.

Secondo l’analista, la società AbbVie-Allergan dovrebbe generare una crescita dei ricavi entro il 2023. L’unica cosa che non convince della fusione tra le due società è il debito, ma anche altri analisti sono convinti che la nuova società ne riassorbirà gran parte in tre anni.

 

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