Con i buoni risultati sulla sopravvivenza libera da progressione della malattia mostrati da Cyramza (ramucirumab) rispetto al placebo, Eli Lilly potrebbe avere la porta aperta alla FDA per chiedere l’ok all’utilizzo del farmaco nel trattamento del tumore della vescica. In realtà, attualmente all’azienda farmaceutica sarebbe poi così interessata ad avere un’estensione delle indicazioni terapeutiche, dal momento che può già contare sull’ok a Cyramza nel trattamento del tumore del polmone non a piccole cellule con metastasi, del tumore avanzato dello stomaco e del tumore metastatico del colon-retto, che hanno determinato vendite per 614,1 milioni di dollari nel 2016. Il cancro della vescica, inoltre, non è un mercato facile, dal momento che ci sono già cinque inibitori di checkpoint approvati, quattro dei quali hanno avuto l’ok negli ultimi mesi. Il primo ad essere stato autorizzato è stato Tecentriq, di Roche, a maggio del 2016, e da allora anche Opdivo, di Bristol-Myers Squibb, Imfinzi, di AstraZeneca, Bavencio, di Pfizer e Merck Serono, e Keytruda, di Merck, hanno avuto il via libera nel trattamento di questa forma di tumore.
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