Le innovazioni in sanità post COVID-19

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I dati pubblici, l’assistenza sanitaria da remoto, l’uso della tecnologia basata sull’RNA messaggero e le modalità per migliorare le catene di approvvigionamento dei farmaci: sono questi gli aspetti più importanti su cui si è investito in virtù della pandemia di COVID-19 e sono anche, probabilmente, le aree principali sulle quali si continuerà a puntare.

Sin dai primi giorni della pandemia è stato chiaro che mancavano dati condivisi per prendere decisioni corrette. C’erano pochi test a disposizione ed era difficile capire dove si stesse diffondendo il virus; e una volta che i dati hanno cominciato ad essere raccolti, non c’era un repository centralizzato e affidabile in cui inserirli.

Così, negli USA è stato lanciato il COVID Tracking Project, che è diventato la risorsa preferita e la fonte di dati sui risultati dei test ai pazienti, o la COVID Exit Strategy, fondata nell’aprile 2020 per aiutare i leader statali e locali, nonché i singoli individui, a prendere decisioni sulla pandemia. A dicembre, poi, quest’ultima si è fusa con il programma COVID Act Now, arrivando ad essere lo strumento migliore per avere una visione a livello locale del rischio sulla pandemia, negli Stati Uniti.

E con la partecipazione del governo federale americano si è arrivati, nel dicembre 2020, al programma COVID-19 Community Profile Report, una pubblicazione giornaliera degli indicatori chiave sul COVID-19, nonché un set di dati pubblici provenienti da università organizzazioni no profit, industria, ospedali e strutture di reporting. Uno sforzo guidato da principi quali trasparenza, condivisione, privacy e sicurezza, che è stato realizzato grazie all’impegno di diverse agenzie e sarà uno strumento utilizzabile in futuro.

E mentre i dati sulla salute pubblica scarseggiavano, la ricerca scientifica andava avanti spedita, con i ricercatori che hanno sequenziato subito il coronavirus. Già nell’estate del 2020, poi, erano stati pubblicati circa 20mila articoli scientifici sul virus e sulla malattia. Contemporaneamente, sono andate avanti le ricerche sugli algoritmi in grado di aiutare i medici a prendere le decisioni più opportune.

La pandemia ha dato un impulso anche l’assistenza a distanza, che non era una novità, ma il COVID-19 ne ha accelerato la diffusione. Ora, piuttosto che vederla come un compromesso, questo tipo di assistenza rientra nelle tipologie di fornitura sanitaria. E l’assistenza a distanza è stata applicata anche agli studi clinici, che durante il lockdown hanno subito interruzioni e sospensioni. Con la pandemia, dunque, si è capito che la tecnologia c’era e andava solo adottata, anche perché le soluzioni a distanza soddisfano le esigenze di flessibilità dei partecipanti ai trials

Ovviamente, tra le aree su cui si continuerà a puntare, non può mancare lo sforzo fatto per arrivare ai vaccini a RNA messaggero. A differenza dei vaccini tradizionali, che iniettano una versione più debole o inattiva del virus, i vaccini a mRNA “insegnano” all’organismo a produrre una proteina che innesca una risposta immunitaria attraverso filamenti di materiale genetico. Negli ultimi anni BioNTech e Moderna avevano già iniziato a lavorare su questa tecnologia, ma la vera spinta è arrivata dalla pandemia, con finanziamenti senza precedenti. E ora si apre la strada a terapie completamento nuove, basate su tutta una serie di proteine, anticorpi, ormoni e fattori secreti.

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