Pharma e ricerca, quale futuro oltre l’oncologia?

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Ad oggi, l’oncologia è ancora la principale area di investimenti per le aziende farmaceutiche. Ma cambieranno le cose nei prossimi anni? E, soprattutto, come? Diversi esperti hanno dato il loro parere a margine della J. P. Morgan Healthcare Conference, che si è da poco conclusa a San Francisco. Ecco cosa è emerso.

Secondo Jim Robinson, chief operating officer di Paragon Biosciences, la patologia più importante da affrontare è l’Alzheimer, visto che si stima che nei prossimi 20 anni verranno spesi tre trilioni di dollari nel trattamento dei pazienti.

Ma, visti gli insuccessi registrati finora, resta da capire se l’industria è disposta a spostare ancora risorse per cercare delle terapie. Il CEO di Paragon Capital Partners, Jeff Aronin, allarga il campo alla scoperta dei farmaci per il sistema nervoso centrale in generale, anche perché dagli anni ’90, definiti il decennio del cervello, non si sono fatti i progressi sperati in quest’area.

Anche secondo Sean Marrett, di BioNTech, la terapia Alzheimer e di altre patologie neurodegenerative, come la Malattia di Parkinson, presentano ancora bisogni insoddisfatti.

Patricia Hurter, CEO di Lyndra Therapeutics, distingue la domanda di cura tra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo. “Le donne africane vivono il problema dell’HIV, per questo stiamo lavorando con Gilead sulla profilassi dell’HIV – ha detto l’esperta – e su un controllo delle nascite con una pillola per via orale da assumere una volta al mese”.

Per quel che riguarda i paesi industrializzati, invece, l’ipertensione e il diabete sono un’epidemia cronica per i quali il problema è l’aderenza, visto che esistono soluzioni efficaci e ben collaudate a livello farmacologico.

Steve Paul, CEO di Karuna Therapeutics, pone invece l’attenzione sui tassi di suicidio “che continuano a salire”.

E infine Sean Harper, di Westlake Village Biopartners, sottolinea che è difficile identificare una sola area terapeutica di interesse. Piuttosto, l’ingegneria cellulare potrà determinare un cambiamento a livello trasversale in più aree terapeutiche. Una rivoluzione che, secondo l’esperto, è già in atto.

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