Sono circa 40 i potenziali candidati per la vaccinazione contro il virus Zika. Nonostante l’enorme sforzo di agenzie governative e di Big Pharma, però, un vaccino per le donne in età fertile potrebbe non essere disponibile prima del 2020. Lo sostiene Margaret Chan, direttore generale dell’OMS, a un anno dall’indicazione di Zika come emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale.
Lo scenario della ricerca
Il candidato di Inovio, GLS-5700, è attualmente in fase 1, con un secondo round in corso che ha coinvolto 160 partecipanti a Porto Rico. Il National Institutes of Health (NIH) ha arruolato 80 volontari per testare il suo farmaco lo scorso agosto e ha in programma di passare alla fase 2 nei primi mesi del 2017. Il soggetto che più di recente è entrato nella ricerca è stato l’Army’s Walter Reed Institute of Research, dell’Esercito USA, che ha iniziato nel novembre scorso la sperimentazione umana di un vaccino per Zika a base di un virus purificato inattivato (ZPIV).Sanofi, grazie a un grant da 43 milioni di dollari ricevuto dalla Biomedical Advanced Research and Development Authority, sta lavorando con l’Army’s Walter Reed Institute e l’istituto di ricerca brasiliano Fiocruz sul candidato ZPIV. GlaxoSmithKline, dal suo hub sulla ricerca e sviluppo dei vaccini di Rockville, ha stipulato una collaborazione con il NIH per sviluppare una tecnologia mRNA di auto-amplificazione per l’utilizzo in un vaccino contro Zika.
L’epidemia è iniziata in Brasile nel 2015 e da allora ha colpito circa 70 Paesi. Anche se la malattia trasmessa dalle zanzare è una minaccia che non desta eccessiva preoccupazione negli adulti, può causare una deformazione del cervello potenzialmente mortale nei neonati.