SLA, avviso alle biotech: scoperto possibile obiettivo terapeutico

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La connessione tra la proteina TDP-43, prodotta dalla forma mutata del suo gene, e un altro gene noto come Stathmin2 (STMN2) potrebbe essere alla base dello sviluppo di nuovi approcci terapeutici nel trattamento sella sclerosi laterale amiotrofica (SLA).

A individuare il meccanismo è stato un gruppo di scienziati dell’Università di Harvard, guidati da Kevin Eggan. La ricerca è stata pubblicata su Nature Neuroscience.

Per lo studio, i ricercatori, lavorando sui modelli di cellule staminali della SLA umane, hanno inizialmente identificato tutti i geni che cambiano quando viene manipolato TDP-43, un gene che, se funziona male, può causare l’accumulo di aggregati di proteine nel citoplasma cellulare, portando alla degenerazione caratteristica della SLA.

Gli scienziati si sono quindi focalizzati su STMN2, che varia in conseguenza della mutazione di TDP-43.

Un meccanismo importante, dal momento che STMN2 è coinvolto nella crescita dei neuroni e nei processi di riparazione della SLA. In particolare, i ricercatori puntavano a scoprire se la riparazione di STMN2 avrebbe portato all’arresto della degenerazione dei motoneuroni.

Lavorando sulle staminali della SLA, i ricercatori hanno ridotto i livelli di TDP-43 nel nucleo della cellula, distruggendo così le ‘istruzioni’ di cui ha bisogno STMN2 per riparare o accrescere gli assoni dei neuroni motori.

Il prossimo passo per i ricercatori sarà stabilire se la riparazione del gene STMN2 può rallentare o arrestare la SLA. “La scoperta che abbiamo fatto suggerisce un approccio chiaro per il potenziale sviluppo di una terapia contro la SLA, che potrebbe essere utile su quasi tutti i pazienti, tranne un numero molto piccolo, indipendentemente dalla causa genetica della malattia”, ha sottolineato Eggan.

Attaccare la SLA prendendo di mira le mutazioni genetiche è un’idea sempre più diffusa tra i ricercatori impegnati nel combattere questa malattia.

L’azienda biotech svizzera Neurimmune, per esempio, si sta concentrando sulla mutazioni del gene SOD1, che potrebbe essere alla base del 20% dei casi di SLA.

L’azienda ha sviluppato un anticorpo che si lega all’enzima prodotto dal gene mutato e a dicembre ha dichiarato di aver raccolto risultati positivi in una sperimentazione preclinica, così da poter avviare la sperimentazione sull’uomo del composto già quest’anno.

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