Secondo appuntamento del progetto editoriale di Homnya dedicato alla prevenzione primaria. Al centro del dibattito i vaccini pediatrici e le ragioni che ancora spingono alcuni genitori ad avere timore di vaccinare i propri figli, nonostante le evidenze scientifiche. La parola d’ordine è: riconquistare la fiducia nelle istituzioni e nei professionisti sanitari, ma prima di tutto nella scienza. Ospiti del talk, Ilenia Malavasi (Commissione Affari Sociali della Camera), Paolo Giuseppino Castiglia (Università di Sassari), Guido Castelli Gattinara (Università di Roma Tor Vergata), Giancarlo Icardi (Siti), Roberta Lanni (Fimp Roma).
La scienza non è un’opinione, ma un fatto supportato da prove. Avere paura dei vaccini, ignorare che abbiano salvato milioni di vite umane, non è un legittimo punto di vista, ma un abbaglio o una distorsione della realtà. Eppure, ancora oggi non tutti sono convinti dell’efficacia dei vaccini o della loro sicurezza, nemmeno di quelli in uso da decenni, come i pediatrici. I dubbi non risiedono solo tra i genitori, ma a volte anche tra rappresentanti delle istituzioni e persino tra alcuni operatori sanitari.
Rimane il fatto che la copertura vaccinale per i bambini nati nel 2021 è ferma al 94,76% per la poliomielite e al 94,64% per il morbillo (dati del Ministero della Salute). Certo, il dato è vicinissimo alla soglia raccomandata del 95%, ma la verità è che non c’è motivo per cui quella soglia non debba addirittura essere abbondantemente superata.
Di tutto questo si è parlato secondo appuntamento di Prenvention Task, il nuovo progetto editoriale di Homnya dedicato alla prevenzione primaria, promosso con il contributo non condizionante di Pfizer.
Ospiti del talk, condotto da Ester Maragò (Quotidiano Sanità), sono stati l’on. Ilenia Malavasi, componente della XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati; Paolo Giuseppino Castiglia, professore ordinario di Igiene Generale ed Applicata presso Università degli Studi di Sassari; Guido Castelli Gattinara, professore di infettivologia pediatrica presso l’Università di Roma-Tor Vergata e componente del Tavolo tecnico vaccinazioni della Società Italiana di Pediatria; già Presidente della SITIP; Giancarlo Icardi, coordinatore del Comitato Scientifico SITI; Roberta Lanni, componente del Consiglio Direttivo di FIMP Roma.
Secondo Giancarlo Icardi due sono, in particolare, gli ostacoli (e dunque le leve) su cui intervenire per aumentare le coperture vaccinali tra i bambini: “Da una parte ci son oi fattori sociali, territoriali e organizzativi, che rendono più difficile l’accesso ai servizi sanitari e alle informazioni per alcuni gruppi di cittadini. Dall’altro c’è il tema della sfiducia nei confronti della scienza e delle istituzioni sanitarie, ostacolo ben più radicato nel nostro Paese”. A questo, ha sottolineato l’esperto igienista, si aggiunge l’eco assordante della disinformazione, amplificata dai social. I genitori di oggi, sempre più informati ma spesso disorientati, si affidano spesso a fonti inaffidabili.
Per Icardi, allora, la prima cosa da mettere in atto è “l’ascolto e l’empatia, nei confronti dei genitori e dei loro dubbi, che non vanno sminuiti e ridicolizzati ma compresi e dissolti attraverso una informazione corretta, ma anche comprensibile”. Tenendo bene a mente che “il traguardo del 95% non va solo raggiunto e magari superato, ma anche mantenuto e per farlo non basta avere disponibilità di vaccini: serve fiducia nei vaccini e negli operatori”.
Concorda Guido Castelli Gattinara, che ricorda una domanda ricorrente da parte dei genitori: “Ma non è troppo piccolo per il vaccino?”. No che non lo è, chiarisce subito l’esperto: “Il neonato, il bambino piccolo ha una fragilità maggiore rispetto a certe infezioni e un sistema immunitario ancora non adeguatamente sviluppato. Per questo va rafforzato il più presto possibile, fin da subito. Anche perché ricordiamoci che alcune tra le malattie più gravi, le meningiti per esempio, insorgono più frequentemente proprio nei primissimi mesi di vita e sono devastanti”.
La difficoltà è far comprendere alle persone che le vaccinazioni sono letteralmente una prestazione salva vita. “Ogni anno milioni di bambini vengono salvati dalla vaccinazione contro morbillo. Milioni sono state salvate da malattie oggi debellate, come la poliomielite. Malattie su cui però non possiamo abbassare la guardia, perché è già stato dimostrato che il virus della poliomielite presente nelle acque reflue di alcuni paesi in Europa. È assolutamente importante continuare a vaccinare o queste malattie torneranno a fare paura”, ha osservato Gattinara.
Eppure, nonostante la presenza di migliaia e migliaia studi scientifici che dimostrano l’efficacia e la sicurezza dei vaccini, resta un cono d’ombra, di paura o diffidenza, che rischia di espandersi e che, alimentato dalla disinformazione, impedisce ancora a tanti di avvicinarsi alle vaccinazioni. Il compito degli esperti e delle istituzioni, dunque, è informare ma anche formare, affinché l’opinione dei cittadini affondi nelle radici profonde nella verità scientifica, che può essere spiegata e compresa, così che quella sui vaccini non sia una fiducia cieca, ma consapevole. Un risultato che, per gli ospiti del Prevention Talk, può essere più facilmente raggiunto se questo percorso di educazione sanitaria inizia dalle scuole. Prima ancora di avere cittadini informati, per, è essenziale avere operatori sanitari informati e formati.
La presenza di operatori sanitari che dubitano della scienza è un cortocircuito aberrante, per gli ospiti del Prevention Talk. Ma a volte basta un operatore anche solo poco informato per fare nascere la diffidenza nei cittadini. Per questo Paolo Giuseppino Castiglia ha sottolineato l’importanza di partire dai corsi Università in area medico e sanitaria, ma anche la necessità di portare aventi progetti condotti dalle Società scientifiche a livello territoriale per offrire agli operatori sanitari informazioni chiare e corrette, fonti validate e attendibili da cui attingere, kit o di modelli di comunicazione da cui attingere per trasmettere una informazione chiara e omogenea al cittadino.
Un lavoro su cui insistere in fretta, ha detto Castiglia, “perché dietro quei pochi punti percentuali ci sono tantissimi bambini che rischiano la salute e tantissime persone che vanno educate. Educare anche al rispetto delle istituzioni, che non vuol dire obbedienza cieca, ma significa comprendere che dietro a una struttura di governo c’è un progetto di salute e un lavoro multidisciplinare, condotto da esperti e non improvvisato”.
Quando si parla di vaccini pediatrici, un ruolo di primo piano lo rivestono i pediatri di libera scelta. Roberta Lanni, della Federazione dei medici pediatri di Roma, ha spiegato come il rapporto tra pediatra e genitori si instauri già dai primi giorni di vita del bambino e rimanga costante per anni: “Iniziamo a parlare di vaccinazioni già dalla prima visita neonatale. In parte sono gli stessi genitori a fare domande, non nascondendo qualche esitazione, ma laddove non sollecitati dai genitori, sono i pediatri stessi a introdurre l’argomento, perché le vaccinazioni pediatriche sono un tassello fondamentale del nostro lavoro”.
Lanni ha sottolineato quanto importante sia dare ai pediatri la possibilità di analizzare l’anagrafe vaccinale regionale (quindi di controllare le vaccinazioni a cui ogni bambino è stato o non sottoposto): “Questo ci consente, quando ci accorgiamo che manca qualcosa, di fare counselling vaccinale durante la regolare visita mensile per il bilancio di salute. In questo contesto possiamo informare i genitori, ascoltare i loro dubbi e rispondere alle loro domande. Anche avere la possibilità di somministrare direttamente il vaccino nel nostro ambulatorio è un ulteriore vantaggio che aiuta la compliance. Quando mi è capitato di offrire il vaccino a fine visita, devo dire che l’adesione dei genitori è stata alta”. Lanni ha spiegato che spesso i pediatri si occupano anche di chiamare direttamente le famiglie per ricordare e proporre la vaccinazione: “La nostra non è più una medicina di attesa. Per questo l’accesso ai dati è una chiave di volta, così come la possibilità di offrire la prestazione nei nostri ambulatori”.
Ilenia Malavasi ha portato alla discussione il punto di vista della politica, che non solo può, attraverso l’attività legislativa, sostenere i programmi di prevenzione e vaccinazione, ma ha anche un ruolo di responsabilità di guidare e richiamare cittadini nei loro comportamenti, che devono essere volti al benessere individuale e della comunità. Una responsabilità che, a volte, è diventata una colpa, per Malavasi. “Il dibattito sui vaccini oggi è molto acceso, anche a seguito del periodo pandemico, durante il quale sono emerse posizioni molto diversi da parte delle forze politiche”, ha detto la deputata. “Questa divergenza di opinioni è stata un elemento deflagrante e gravissimo, perché ha alimentato le diffidenze e le preoccupazioni sui vaccini, le ha addirittura allargate a una fascia più ampia di popolazione. La presenza di rappresentanti no vax all’interno delle commissioni parlamentari ha rappresentato poi, a mio parere, una legittimazione pericolosa. Lo dico con grande amarezza”. Non meno grave, per Malavasi, l’impatto creato, nel periodo pandemico, da alcuni medici che non si sono vaccinati: “Poche persone che, però, hanno avuto una grave influenza sulla cultura della vaccinazione, mettendo in dubbio non solo il senso della vaccinazione come arma di protezione per noi stessi, ma svuotando la vaccinazione anche del suo valore protettivo nei confronti della comunità nella quale siamo inseriti”.
Anche per Malavasi la soluzione sta in un’alleanza sanitaria compatta, fatta di messaggi chiari e univoci da parte di medici, istituzioni, scuole: “Serve un’educazione sanitaria continua, parte integrante dell’educazione civica. È lì che si forma un cittadino consapevole, responsabile, capace di fare scelte informate per sé e per la comunità”. Perché la sanità, ha sottolineato la deputata, “non è un mercato delle prestazioni al quale attingere tutte le volte che si bisogno di un aiuto. Molte patologie sono prevenibili e il cittadino ha il diritto e il dovere di salvaguardare la sua salute e quella della comunità”:
Da Malavasi, infine, un ultimo richiamo alla politica: “Siamo alla vigilia della nuova legge di bilancio. Penso che dovrebbe essere l’occasione per misure a sostegno della prevenzione, su cui dobbiamo anzitutto investire una quota di fondo sanitario nazionale”.
di Lucia Conti