Patent cliff da 230 mld di dollari entro il 2030: il pharma si prepara all’impatto

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L’industria farmaceutica globale si prepara ad affrontare uno dei più grandi “patent cliff” degli ultimi decenni. Secondo un’analisi di GlobalData entro il 2030 solo il 4% delle vendite mondiali di farmaci sarà ancora protetto da brevetti, a fronte del 12% del 2022 e del 6% del 2024.

Un cambiamento che potrebbe generare un impatto complessivo superiore ai 230 miliardi di dollari solo sul mercato statunitense.
Il meccanismo è noto: allo scadere della protezione brevettuale biosimilari e generici entrano sul mercato esercitando una forte pressione sui prezzi. A farne le spese saranno in particolare alcuni blockbuster dell’oncologia e delle malattie croniche. Tra le aziende più esposte a questo atteso tsunami figurano Bristol Myers Squibb, MSD e Johnson & Johnson, con prodotti chiave che perderanno l’esclusiva entro la fine del decennio.

Crollo in vista per Humira, Keytruda e Opdivo
Il “caso scuola” è quello di Humira (adalimumab) di AbbVie, che nel suo ultimo anno di esclusiva brevettuale ha generato 21,2 miliardi di dollari. Secondo le stime  il suo fatturato scenderà a 2,6 miliardi nel 2030.

Non sono migliori le previsioni per Keytruda (pembrolizumab) di MSD, approvato per il trattamento di diversi tumori solidi, che nel 2024 ha incassato oltre 29 miliardi di dollari, classificandosi come il farmaco più venduto al mondo. La scadenza del brevetto USA nel 2029 aprirà il mercato a una grossa concorrenza nel settore dei farmaco oncologici.

Anche Darzalex (daratumumab) di J&J perderà l’esclusiva nello stesso periodo. Per Pfizer l’impatto maggiore arriverà dalla perdita di protezione brevettuale dell’anticoagulante di punta Eliquis (apixaban), prevista nel 2028; in quello stesso anno BMS dovrà fare i conti con la scadenza del brevetto del blockbuster Opdivo (nivolumab).

“Più della metà delle 15 principali aziende farmaceutiche mondiali si troverà a gestire l’impatto di questo scenario”, spiega George El-Helou, strategic intelligence analyst di GlobalData,“Tuttavia, alcune potranno compensare le perdite con farmaci in pipeline”.

Eli Lilly in controtendenza: +165% entro il 2030
In questo scenario Eli Lilly sembra andare controcorrente: grazie all’exploit di tirzepatide, agonista del recettore GLP-1 venduto con i brand Mounjaro (diabete di tipo 2) e Zepbound (perdita di peso), l’azienda potrebbe registrare una crescita dei ricavi del 165% entro il 2030.

Secondo Hannah Hans, responsabile della Unit di intelligence farmaceutica di GlobalData, le aziende devono adottare strategie integrate che combinino una pianificazione brevettuale mirata, investimenti in ricerca e sviluppo, e politiche di  – conclude già nelle prime fasi dello sviluppo clinico.

“Le conseguenze del patent cliff non si esauriscono nella perdita di ricavi – spiega Hans – ma aprono anche opportunità di rilancio per le biotech, che potranno stringere alleanze con le pharma su terapie innovative, piattaforme di somministrazione avanzate e formulazioni differenziate”.

Per molte aziende – conclude l’esperto di GlobalDaata – la risposta più efficace sarà l’innovazione: non solo per rispondere ai colpi del patent cliff, ma per ridefinire il proprio portafoglio strategico e restare competitive in un mercato dove la vita commerciale dei prodotti si accorcia e la competizione globale si fa sempre più serrata.

 

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