Guselkumab – inibitore dell’interleuchina-23 (IL-23) completamente umano sviluppato da Johnson & Johnson – ha ottenuto dalla Commissione Europea una doppia approvazione. Il farmaco sarà infatti disponibile nei Paesi dell’Unione Europea sia per il trattamento di pazienti adulti con colite ulcerosa, sia per quelli con malattia di Crohn (CD) – nelle forme attive di grado da moderato a severo – che hanno avuto una risposta inadeguata, hanno perso la risposta o sono risultati intolleranti alla terapia convenzionale o al trattamento biologico.
Il farmaco è attualmente approvato anche per il trattamento della psoriasi a placche – di grado da moderato a severo, in pazienti adulti che sono candidati ad una terapia sistemica – e dell’artrite psoriasica attiva in pazienti adulti con hanno avuto una risposta inadeguata o che hanno mostrato intolleranza a una precedente terapia con farmaci antireumatici modificanti la malattia.
Guselkumab nella colite ulcerosa. Il programma QUASAR
Il via libera CE per guselkumab nella colite ulcerosa si è basato sui risultati del programma QUASAR, costituito da due studi per la fase di induzione – uno di fase IIb di determinazione della dose e uno di fase III confirmatorio – e da un terzo studio di fase III per il mantenimento.
Nello studio di mantenimento QUASAR, il 45% dei pazienti sottoposti a terapia con 100 mg di guselkumab ogni otto settimane (q8w) e il 50% dei pazienti con 200 mg di guselkumab ogni quattro settimane (q4w) hanno raggiunto l’endpoint primario della remissione clinica alla settimana 44, rispetto al 19% dei pazienti trattati con placebo (p<0,001)
Inoltre, la normalizzazione endoscopica è stata raggiunta alla settimana 44 dal 35% dei pazienti trattati con 100 mg q8w e dal 34% di quelli trattati con 200 mg q4w rispetto al 15% dei pazienti trattati con placebo (p<0,001)
Nella terapia di induzione per il trattamento della colite ulcerosa, la dose raccomandata di guselkumab è di 200 mg somministrata per via endovenosa alle settimane 0, 4 e 8. La dose di mantenimento raccomandata è di 100 mg di guselkumab somministrata per via sottocutanea a partire dalla settimana 16 e, a seguire, ogni 8 settimane (q8w). In alternativa, per i pazienti che non mostrano un beneficio terapeutico adeguato al trattamento di induzione, secondo il giudizio clinico, può essere presa in considerazione una dose di mantenimento di 200 mg somministrata per via sottocutanea a partire dalla settimana 12 e successivamente ogni 4 settimane (q4w).
“Il trattamento con guselkumab ha migliorato significativamente i sintomi della colite ulcerosa con il raggiungimento della remissione clinica, il ripristino dell’integrità della mucosa intestinale fino all’ottenimento della normalizzazione endoscopica, offrendo sollievo dalla disabilità che compromette la qualità della vita dei pazienti”, osserva Alessandro Armuzzi, Ordinario di gastroenterologia, Humanitas University, Pieve Emanuele (MI), Responsabile Unità di Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (UO IBD), Istituto Clinico Humanitas, Rozzano (MI),“Questa approvazione rappresenta davvero un passo avanti significativo nella gestione di questa malattia”.
Guselkumab nella malattia di Crohn. Gli studi GALAXI e GRAVITI
Per quanto riguarda l’indicazione per la malattia di Chron, l’approvazione europea è arrivata sulla base dei risultati degli studi di fase III GALAXI e GRAVITI.
Gli studi GALAXI 2 e 3 hanno mostrato che guselkumab somministrato per via endovenosa nella fase di induzione e per via sottocutanea in quella di mantenimento ha un’efficacia alla settimana 48 superiore in termini di risposta e di remissione endoscopica rispetto a ustekinumab. Inoltre, guselkumab risulta l’unico inibitore dell’IL-23 a raggiungere questi risultati in un programma registrativo in doppio cieco.
Lo studio GRAVITI – che ha valutato l’efficacia e la sicurezza di guselkumab somministrato per via sottocutanea sia per la fase di induzione, sia per quella di mantenimento rispetto al placebo – ha mostrato un’efficacia paragonabile rispetto all’induzione per via endovenosa nel raggiungere gli endpoint clinici ed endoscopici.
Per il trattamento della malattia di Chron sono raccomandati due regimi di dosaggio di induzione: 200 mg di guselkumab somministrati per via endovenosa alle settimane 0, 4 e 8 oppure 400 mg somministrati per via sottocutanea (sotto forma di due iniezioni consecutive da 200 mg) alle settimane 0, 4 e 8.
Dopo il completamento del regime di induzione, la dose di mantenimento raccomandata a partire dalla settimana 16 è di 100 mg via sottocutanea ogni 8 settimane (q8w).
In alternativa, per i pazienti che non mostrano un beneficio terapeutico adeguato al trattamento di induzione, secondo il giudizio clinico, può essere preso in considerazione un regime di dosaggio di mantenimento con 200 mg di guselkumab per via sottocutanea a partire dalla settimana 12 e successivamente somministrata ogni 4 settimane (q4w).1
“Nonostante i progressi fatti nella gestione della malattia di Crohn, molti pazienti vivono ancora con sintomi debilitanti derivanti da questa malattia e necessitano di nuove opzioni terapeutiche – afferma Silvio Danese. direttore dell’Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e Ordinario di Gastroenterologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele – La nuova approvazione di guselkumab rende disponibile un inibitore dell’Il-23 che ha mostrato importanti tassi di remissione endoscopica con regimi di induzione sia con somministrazione sottocutanea che endovenosa, e tassi più elevati di remissione endoscopica rispetto ad ustekinumab nella fase di mantenimento. Inoltre, proprio la possibilità di avere un regime completo a somministrazione sottocutanea in entrambe le fasi del trattamento offre a clinici e pazienti una maggiore scelta e flessibilità terapeutica”.