GSK ha siglato un accordo del valore potenziale di 2 miliardi di dollari per entrare in possesso di efimosfermin, un candidato per le patologie epatiche in rampa di lancio per la fase III di sperimentazione, di cui è titolare BP Asset IX, una sussidiaria di Boston Pharmaceuticals.
La pharma britannica verserà 1,2 miliardi di dollari di anticipo per concretizzare l’acquisizione di BX Asset IX, ottenendo così l’accesso a efimosfermin.
L’accordo prevede anche il versamento di ulteriori pagamenti per traguardi intermedi – per un totale di 800 milioni di dollari – oltre a royalties progressive per Novartis, proprietaria originaria del candidato.
Efimosfermin è una variante a lunga durata d’azione del fattore di crescita dei fibroblasti 21 (FGF21) ed è progettato per regolare le principali vie metaboliche, con l’obiettivo di diminuire sia il grasso epatico, sia lo stato infiammatorio, e di invertire il processo di fibrosi epatica.
Efimosfermin ha già ottenuto buoni risultati in uno studio di Fase II su pazienti con steatoepatite associata a disfunzione metabolica (MASH) da moderata ad avanzata (F2 o F3).
Dei 31 pazienti che hanno ricevuto la terapia, 14 hanno mostrato un miglioramento di uno o più stadi della fibrosi senza progressione della MASH, rispetto ai soli 7 su 34 del gruppo placebo. Efimosfermin ha un’emivita prolungata, che ne consente una somministrazione mensile
Secondo le stime di GlobalData il mercato della MASH raggiungerà i 25,7 miliardi di dollari di vendite nel 2032 nei sette mercati principali (USA, Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito e Giappone).
“Efimosfermin espanderà significativamente la nostra pipeline in epatologia e ci darà l’opportunità di sviluppare un nuovo potenziale farmaco best-in-class con il suo primo lancio, previsto nel 2029”, conclude Tony Wood, Chief Scientific Officer GSK.