Roche tra i protagonisti dell’edizione 2025 del Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO), a Berlino fino a martedì 21 ottobre. La pharma svizzera ha presentato tre studi di Fase III dai quali sono emerse importanti novità circa gli approcci terapeutici ai tumori del polmone e del seno.
Per quanto riguarda il carcinoma polmonare, Roche ha presentato i dati finali dello studio pivotale di Fase III ALEX e quelli aggiornati dello studio ALINA, entrambi incentrati su alectinib.
Relativamente al carcinoma mammario, l’azienda ha presentato i dati dello studio evERA Breast Cancer, incentrati sull’efficacia di giredestrant in combinazione con everolimus nella riduzione del rischio di progressione di malattia o morte per questa patologia oncologica.
Carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) avanzato e ALK-positivo. Lo studio ALEX
I dati finali dello studio pivotale di Fase III ALEX hanno fatto registrare la più lunga sopravvivenza globale – nei pazienti con NSCLC avanzato e ALK positivo – per inibitore della tirosin-chinasi (TKI) ALK rispetto a crizotinib.
Alectinib ha infatti generato una sopravvivenza globale mediana di 81,1 mesi rispetto ai 54,21 mesi di crizotinib (HR 0,78; IC 95%: 0,56-1,08) .
I dati hanno mostrato una forte tendenza verso un beneficio in termini di sopravvivenza globale per alectinib, sebbene lo studio non fosse potenziato per dimostrare una differenza statisticamente significativa nella sopravvivenza globale e nonostante il crossover dei pazienti dopo la progressione.
I risultati sono stati coerenti tra i sottogruppi, inclusi quelli con metastasi del sistema nervoso centrale (CNS). La durata mediana della risposta (DoR) è stata quasi quattro volte più lunga con alectinib rispetto a crizotinib (42,3 mesi vs 11,1 mesi; HR 0,41; IC 95%: 0,30-0,56).
I dati di sicurezza sono in linea con il profilo già noto di alectinib. Anche con una durata mediana del trattamento più lunga rispetto a crizotinib (28,1 mesi vs 10,8 mesi), non sono stati osservati nuovi o inattesi segnali di sicurezza.
Questi dati continuano a dimostrare il beneficio clinicamente significativo di alectinib sulla sopravvivenza e confermano la terapia come standard di cura in prima linea nei pazienti con NSCLC ALK-positivo avanzato.
“I dati finali presentati a ESMO si sommano alle evidenze già esistenti e consolidate per alectinib, confermando la sua efficacia e sicurezza. Con una sopravvivenza globale mediana di oltre 80 mesi, i risultati sottolineano i significativi benefici che alectinib offre ai pazienti con carcinoma polmonare ALK-positivo ed evidenziano i progressi raggiunti nella gestione di questa malattia. – dichiara Emilio Bria, responsabile della Oncologia Medica, Ospedale Isola Tiberina – Gemelli Isola e Coordinatore della Ricerca Clinica dei Tumori del Polmone della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma – Va ricordato che i pazienti con tumore al polmone NSCLC ALK-positivo sono spesso più giovani della media dei pazienti con carcinoma polmonare e affrontano un alto rischio di sviluppare metastasi cerebrali. Per questo, i risultati presentati a ESMO acquistano ulteriore rilevanza. Il crescente corpo di evidenze conferma che con appropriati inibitori ALK come alectinib, possiamo fornire a questi pazienti una sopravvivenza prolungata e aiutare a far evolvere questa malattia in una condizione cronica più gestibile, segnando un chiaro passo in avanti rispetto al passato”.
Studio ALINA: conferme per alectinib come standard di cura nel NSCLC ALK-positivo resecato
I risultati aggiornati dello studio di Fase III ALINA si aggiungono all’ampio corpo di evidenze per alectinib come standard di cura per i pazienti con NSCLC ALK-positivo resecato.
ALINA è l’unico studio positivo di Fase III di un inibitore ALK nel NSCLC ALK-positivo resecabile, stadio IB–IIIA (edizione UICC/AJCC 7a) in cui è stato dimostrato un significativo beneficio in termini di sopravvivenza libera da malattia (DFS) per alectinib rispetto alla chemioterapia nell’analisi primaria (HR: 0,24; IC 95% 0,13–0,43; p<0,001).
Dopo un follow-up mediano di quattro anni, il beneficio in termini di DFS con alectinib è stato mantenuto rispetto alla chemioterapia nelle popolazioni di stadio II–IIIA e stadio IB-IIIA (ITT; Intention to treat).
Alectinib ha ridotto il rischio di recidiva o morte del 64% rispetto alla chemioterapia a base di platino nei pazienti con NSCLC ALK-positivo stadio II–IIIA completamente resecato (HR 0,36; IC 95% 0,23-0,56) e del 65% nei pazienti con NSCLC ALK-positivo stadio IB-IIIA completamente resecato nella popolazione ITT (HR 0,35; IC 95% 0,23-0,54).
L’entità del beneficio in termini di DFS è stata coerente nella maggior parte dei sottogruppi ed è stato anche mantenuto un miglioramento clinicamente significativo nella CNS-DFS. I dati di sicurezza aggiornati sono stati coerenti con l’analisi primaria, senza nuovi o inattesi segnali di sicurezza.
“Il beneficio del farmaco nella fase avanzata di malattia – sottolinea il professor Bria – viene confermato anche nella fase precoce, cioè dopo intervento chirurgico. In questo contesto, l’obiettivo è la guarigione e alectinib conferma il vantaggio in sopravvivenza libera da recivida e suggersice un potenziale effetto anche in sopravvivenza globale, in accordo con l’aggiornamento dei dati dello studio ALINA presentati a Berlino.”.
Carcinoma mammario avanzato ER-positivo. Evidenze su giredestrant in combinazione con everolimus
Giredestrant in combinazione con everolimus riduce significativamente il rischio di progressione di malattia o morte (sopravvivenza libera da progressione; PFS) del 44% nella popolazioni intention-to-treat (ITT) e del 62% nelle pazienti con mutazione ESR1, rispetto alla terapia endocrina standard più everolimus. È questo il dato che emerge dallo studio di fase III evERA, presentato all’ESMO di Berlino. Giredestrant è un degradatore selettivo e un antagonista puro del recettore degli estrogeni sperimentale, di nuova generazione e orale.
Lo studio evERA valuta la combinazione di giredestrant nelle pazienti con carcinoma mammario localmente avanzato o metastatico positivo al recettore degli estrogeni (ER), negativo al recettore del fattore di crescita epidermico umano di tipo 2 (HER2), precedentemente trattate con un inibitore delle chinasi ciclina-dipendenti 4 e 6 (CDK 4/6) e terapia endocrina.
Si tratta del primo studio di fase III testa a testa che indaga un regime contenente un degradatore selettivo del recettore degli estrogeni rispetto a una combinazione standard di cura che ha mostrato un risultato positivo.
Queste evidenze saranno condivisw con le autorità regolatorie, con l’obiettivo di rendere disponibile alle pazienti il prima possibile la nuova opzione terapeutica.
“Per le pazienti che diventano resistenti alle terapie endocrine e agli inibitori di CDK 4/6 sussiste un significativo bisogno clinico insoddisfatto. I risultati di questo studio suggeriscono che la combinazione con giredestrant può potenzialmente diventare un nuovo standard di cura in questo setting.”, commenta Levi Garraway, Chief Medical Officer e Head of Global Product Development di Roche.
“La resistenza allo standard di cura è comune nel setting post-inibitore di CDK 4/6 e i risultati di evERA convalidano l’uso di una nuova combinazione per affrontare questa sfida – aggiunge Erica L. Mayer, Oncologa Medica presso il Dana-Farber Cancer Institute (Boston) – Il beneficio clinicamente significativo osservato con la combinazione orale di giredestrant più everolimus è un risultato molto incoraggiante e testimonia il suo potenziale impatto nel migliorare gli esiti in un profilo di pazienti che hanno un forte bisogno di nuove opzioni terapeutiche.”
I dati dello studio nel dettaglio
La combinazione di giredestrant con everolimus dimostra un miglioramento statisticamente e clinicamente significativo della PFS rispetto alla terapia endocrina standard più everolimus. Nella popolazione ITT, la sopravvivenza libera da progressione (PFS) mediana è di 8,77 mesi nel braccio di giredestrant rispetto ai 5,49 mesi braccio di confronto (hazard ratio stratificato [HR]=0,56; IC 95%: 0,44-0,71, p-value= <0,0001).
Nella popolazione con mutazione ESR1, la PFS mediana è di 9,99 mesi nel braccio di giredestrant rispetto ai 5,45 mesi nel braccio di confronto (HR=0,38; IC 95%: 0,27-0,54, p-value= <0,0001). Il beneficio in termini di PFS è coerente tra i sottogruppi pre-specificati in entrambe le popolazioni.
I dati sulla sopravvivenza globale (OS) sono immaturi al momento dell’analisi, ma è stato osservato un chiaro trend positivo nelle popolazioni ITT (HR=0,69, IC 95%: 0,47-1,00, p-value=0,0473) e con mutazione ESR1 (HR=0,62, IC 95%: 0,38-1,02, p-value=0,0566). Il follow-up per la sopravvivenza globale continuerà fino alla prossima analisi.
Giredestrant in combinazione con everolimus dimostra anche un miglioramento degli endpoint secondari principali (tasso di risposta obiettiva e durata della risposta) rispetto al braccio di confronto in entrambe le popolazioni di pazienti.
Gli eventi avversi associati al regime a base di giredestrant sono stati gestibili e coerenti con i profili di sicurezza noti delle singole molecole. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza, inclusa l’assenza di fotopsia.