Dopo gli ulteriori ritardi annunciati nella pubblicazione del pacchetto di nuove norme sulla farmaceutica nella UE, credo ci siano due cose che dovremmo fare ora: trovare percorsi al di fuori della legislazione per affrontare con urgenza l’accesso e la disponibilità dei farmaci. Ribadire che, su una legislazione che avrà un impatto a lungo termine su un settore che contribuisce più di qualsiasi altro all’equilibrio commerciale europeo, è inconcepibile che non ci sia stato un controllo dell’impatto sulla competitività”. A scriverlo sul blog della European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations (EFPIA) è la direttrice generale Nathalie Moll.
“I cittadini di alcuni Paesi europei – ricorda – oggi aspettano oltre 6 volte più tempo per ottenere alcuni nuovi medicinali, rispetto alle persone di Paesi vicini. I pazienti europei non possono permettersi il lusso di aspettare anni che l’UE sviluppi e avanzi proposte legislative che, al termine di un lungo processo, difficilmente avranno un impatto sul miglioramento dell’accesso alle cure, poiché le decisioni in materia di accesso vengono prese a livello nazionale. Studiando in maniera condivisa e basata su evidenze le ragioni alla base dei ritardi e delle barriere all’accesso, sono convinta che potremmo sviluppare soluzioni pragmatiche che funzionino davvero. E apportare questo cambiamento ora, piuttosto che aspettare altri 3-5 anni prima che la legislazione entri in vigore”.
Moll prosegue ricordando che “azioni come la creazione di un quadro per differenziare i prezzi dei farmaci tra i vari paesi, far sì che la richiesta del prezzo e delle modalità di rimborso di un prodotto siano portate avanti entro 2 anni dall’autorizzazione all’immissione in commercio, oltre all’introduzione di nuovi modi per valutare e finanziare trattamenti innovativi, stanno iniziando a realizzarsi e non è necessario attendere la legislazione. Richiedono solo nuovi modi di pensare e un approccio collaborativo. Le informazioni che emergono dallo studio WAIT di Efpia sulle cause dei ritardi di accesso dimostrano chiaramente che le barriere sono multifattoriali, e non riguardando solo l’azienda o la competenza dell’UE. Di conseguenza – evidenzia la direttrice di Efpia – la proposta di collegare la Regulatory Data Protection al lancio di un prodotto in tutti i mercati non risolverà la maggior parte degli ostacoli all’accesso, ma creerà problemi di capacy per gli Stati membri e renderà l’Europa un luogo meno attraente per la ricerca, gli investimenti e l’occupazione. È una sconfitta per l’Europa e per gli Stati membri, quando invece potremmo intraprendere un’azione vantaggiosa per tutti”.
Ancora, secondo Moll “è inconcepibile che una legislazione così importante per il futuro dei pazienti in Europa, le nostre ambizioni nel campo delle scienze della vita e il futuro di un settore che contribuisce più di ogni altro alla bilancia commerciale europea, non sia stata sottoposta a un controllo completo della competitività. Noi, come molti, vogliamo evitare una legislazione progettata per risparmiare risorse, che in pratica costerà all’Europa miliardi in termini di investimenti e crescita persi. Se la Commissione non è più in grado di attuare un controllo sulla competitività per questa normativa, speriamo sinceramente e confidiamo che lo faranno i membri del Parlamento e del Consiglio europeo. L’industria ha bisogno di una revisione della legislazione. Non ultimo per aggiornare il nostro quadro normativo in Europa al passo con il rapido progresso della scienza e aiutarci a essere più competitivi. Tuttavia, per andare avanti con fiducia è necessario un controllo completo della competitività, esattamente come proposto dalla stessa Commissione. E infine, mentre gli ingranaggi legislativi dell’UE girano, credo fermamente che non dovrebbe essere ostacolata un’azione sull’accesso e la disponibilità dei medicinali, un tema che è la nostra priorità condivisa. Con le persone giuste attorno al tavolo, possiamo e dobbiamo agire immediatamente per i pazienti”.