Dazi USA, Morningstar controcorrente: per le pharma rischi contenuti

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Il piano dell’amministrazione Trump di imporre dazi sui farmaci importati e di spingere al ribasso i prezzi dei medicinali negli Stati Uniti potrebbe avere effetti meno drammatici del previsto per le grandi aziende farmaceutiche. A dirlo è un’analisi di Morningstar, rilanciata da Reuters, che sottolinea come i rischi per Big Pharma siano in larga parte “gestibili”, sia per le multinazionali americane sia per quelle europee.

Morningstar è una società di ricerca finanziaria e analisi di investimenti, nota per le valutazioni su fondi comuni, ETF e società quotate in Borsa, nonché per i suoi report sulle performance e sui rischi aziendali. Nel contesto farmaceutico, fornisce analisi sui possibili impatti delle politiche commerciali e regolatorie sui profitti delle aziende del settore.

Secondo il rapporto appena reso noto, il progetto di introdurre un dazio iniziale attorno al 15% sui prodotti farmaceutici importati avrebbe un impatto medio sui profitti core nell’ordine del 4%, una volta applicate le misure di mitigazione già in programma da parte delle aziende. L’effetto sarebbe dunque contenuto, anche se le pharma europee dovranno affrontare costi aggiuntivi per rafforzare la produzione negli Stati Uniti, strategia ritenuta necessaria per ridurre la dipendenza dalle catene globali e limitare i rischi derivanti dalla politica protezionistica di Washington.

Il quadro della situazione
Morningstar ha preso in esame dieci big: AstraZeneca, Novartis, Sanofi, GSK, Novo Nordisk, AbbVie, Amgen, Eli Lilly, MSD e Pfizer. Per tutte emerge un quadro simile: le politiche tariffarie e i tentativi di allineare i prezzi statunitensi ai valori più bassi praticati in altri Paesi non dovrebbero intaccare in modo decisivo la redditività. Il rischio, semmai, è legato all’accesso ai farmaci, che potrebbe ridursi se le aziende considerassero non sostenibile la commercializzazione di alcuni prodotti a condizioni troppo penalizzanti.

La proposta di introdurre il modello di “most-favored-nation pricing” per Medicaid e per i nuovi farmaci viene giudicata a rischio di applicazione molto basso. Secondo gli analisti di Morningstar, l’adozione di misure troppo drastiche metterebbe in pericolo la disponibilità dei medicinali sul mercato statunitense, generando effetti contrari agli obiettivi di politica sanitaria annunciati da Trump.

Nuovi investimenti necessari
Le imprese europee sono chiamate a scelte strategiche importanti: nuovi investimenti produttivi negli Stati Uniti e una maggiore diversificazione della supply chain appaiono inevitabili per proteggere i margini di profitto e continuare a competere in un mercato che resta il principale driver di crescita del settore farmaceutico.

L’impressione – secondo Morningstar – è che la tempesta annunciata dai dazi possa tradursi in una pioggia gestibile per Big Pharma, ma tutto si misurerà sulla capacità delle aziende di coniugare sostenibilità economica e garanzia di accesso ai farmaci, in uno scenario regolatorio sempre più complesso.

 

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