(Reuters) – Il vaccino contro il COVID-19 di Pfizer e BioNTech ha indotto una risposta immunitaria completa e sembra sicuro in una piccola coorte di pazienti sottoposti a trapianto di cellule staminali ematopoietiche e terapia CAR-T, anche se gli eventi avversi a livello ematologico hanno reso necessario un attento monitoraggio. A osservarlo è stato uno studio pubblicato su Transplantation and Cellular Therapy e coordinato da Ron Ram, del Tel Aviv Sourasky Medical Center, in Israele.
Il gruppo ha analizzato sicurezza ed efficacia del vaccino a mRNA, BNT162b2, su 66 pazienti che si erano sottoposti a trapianto di cellule ematopoietiche e 14 che avevano ricevuto terapia CAR-T su CD19. L’età media dei pazienti era di 65 anni mentre il numero medio di mesi dal trapianto era di cinque e quello dalla terapia CAR-T era di cinque.
Dopo l’allotrapianto, il 62% dei pazienti aveva una malattia da rigetto cronica attiva e il 58% era in terapia immunosoppressiva. Un’aplasia completa delle cellule B è stata documentata in nove pazienti, di cui otto dopo CAR-T e uno dopo trapianto. Nel complesso, comunque, il vaccino è stato ben tollerato, con lievi eventi avversi non ematologici, ma la citopenia si è sviluppata nel 12% dei pazienti dopo la prima dose di vaccino e nel 10% dopo la seconda.
“Altri vaccini in questa popolazione sono associati a un tasso di risposta del 30-40%”, ha dichiarato Ram alla Reuters Health, dicendosi “sorpreso” del fatto che il vaccino a mRNA di Pfizer/BioNTech avesse raggiunto una risposta molto più elevata, del 70-80%. Come per altri vaccini, comunque, “i pazienti con aplasia delle cellule CD19 hanno mostrato una risposta inferiore, così come i pazienti in cui passava poco tempo tra il trapianto e la vaccinazione”. Inoltre, secondo l’autore dello studio, “i medici dovrebbero monitorare con cautela l’emocromo nei pazienti e assicurarsi anche che la malattia da rigetto non si aggravi nelle prime 1-2 settimane dopo la vaccinazione”.
Meenakshi Rana, del Mount Sinai Health System di New York, ha spiegato alla Reuters Health che in generale viene raccomandato che chi si sottopone a trapianto riceva il vaccino contro il COVID-19 e “questi dati aiutano a supportare tale raccomandazione”, ha evidenziato l’esperto, secondo il quale, però, sono necessari studi più ampi per verificare i risultati su immunogenicità e su malattie gravi e ricoveri per COVID-19”.
Fonte: Transplantation and Cellular Therapy
(Versione italiana Daily Health Industry)