COVID-19, allarme variante Omicron

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Alcuni scienziati sudafricani hanno rilevato una nuova variante COVID-19, per ora circoscritta a pochi casi, e stanno lavorando per comprenderne le potenziali implicazioni.

La nuova variante – denominata B.1.1.529 Omicron – ha una “costellazione molto insolita” di mutazioni preoccupanti perché potrebbero eludere la risposta immunitaria dell’organismo umano e rendere il virus più trasmissibile.

Gli esperti hanno affermato che le prime informazioni che arrivano dai laboratori suggeriscono che la variante si è diffusa rapidamente nella provincia più popolata di Gauteng e potrebbe essere già presente anche nelle altre otto province del Sudafrica.

Nel corso del regolare aggiornamento giornaliero relativo ai casi confermati in tutta la Nazione, l’Istituto nazionale per le malattie trasmissibili (NICD) ha segnalato 2.465 nuove infezioni da COVID-19, un numero leggermente inferiore al doppio di quelle registrate nel giorno precedente. Il NICD non ha attribuito questo incremento di casi alla nuova variante, anche se alcuni importanti scienziati locali sospettano che ne sia la causa.

Il Sudafrica ha confermato circa 100 casi di contagi da B.1.1.529, ma la variante è stata identificata anche in Botswana e a Hong Kong. Secondo gli scienziati, fino al 90% dei nuovi casi di contagio rilevati nel Gauteng potrebbe essere dovuto alla B.1.1.529.

“Sebbene i dati siano limitati, i nostri esperti stanno utilizzando tutti i sistemi di sorveglianza già consolidati per comprendere la nuova variante e quali potrebbero essere le sue potenziali implicazioni”, ha affermato il NICD in una nota.

Sabato 27 novembre è stato segnalato il primo caso in Italia. La nuova variante è stata identificata in un manager della Campania arrivato, alcuni giorni fa, con un volo dal Mozambico.

Il Paese africano è stato il primo a rilevare l’anno scorso la variante Beta. La Beta è una delle quattro varianti classificate come “preoccupanti” dall’OMS perché ci sono le prove che sia più contagiosa e che i vaccini funzionino meno bene contro di essa.

Gli scienziati sudafricani hanno rilevato all’inizio di quest’anno anche un’altra variante, C.1.2, che non ha però preso il posto della più comune variante Delta e rappresenta pertanto solo una piccola percentuale dei genomi virali sequenziati negli ultimi mesi.

Fonte: Reuters Health News

(Versione italiana Daily Health Industry)

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