Negli ultimi mesi l’industria farmaceutica sta assistendo a un profondo cambiamento degli equilibri geo-politici. La forte volontà degli Stati Uniti di riprendersi il centro della scena sta spingendo molte aziende a guardare dall’altra parte dell’Atlantico con sempre maggiore interesse. Il prezzo più alto di questo “nuovo corso” potrebbe pagarlo l’Europa, attraverso una riduzione complessiva degli investimenti e, conseguentemente, con una minore competitività nei mercati internazionali.
Su questo scenario è incentrata una ricerca realizzata dalla britannica Bayes Business School e da Merck KgaA, pubblicata dalla rivista Drug Discovery Today.
Il nodo gordiano da sciogliere è quello di una più intensa collaborazione tra gli Stati membri della UE. “Se gli Stati dell’Unione Europea vogliono attrarre maggiori investimenti da parte delle aziende farmaceutiche – si legge nell’articolo – è necessario offrire migliori incentivi per lo sviluppo di nuovi farmaci e approvare l’accesso ai medicinali più rapidamente rispetto ad altri enti regolatori internazionali”.
I risultati dello studio congiunto Bayes Business School/Merck KgaA – basato su interviste a professionisti senior del settore farmaceutico – hanno individuato le ragioni più comuni per cui le aziende preferiscono il mercato statunitense rispetto a quello europeo. Ragioni che possono essere riassunte nei seguenti punti:
• Prezzi dei farmaci più bassi nell’Unione Europea, con conseguente limitazione di ricavi e margini di guadagno per le aziende farmaceutiche.
• Il bacino di utenza UE è più piccolo di quello degli Stati Uniti.
• Sistemi di rimborso non standardizzati tra i diversi paesi dell’UE, che creano difficoltà nell’accesso ai farmaci dopo l’approvazione.
• Costi di produzione crescenti nell’Unione Europea che spingono le pharma a rivolgersi ad altri Paesi
• Accesso insufficiente a capitali, risorse ed expertise.
• Minore produzione di studi clinici in Europa a causa delle restrizioni normative.
Lo studio suggerisce anche delle misure che potrebbero migliorare la competitività del settore farmaceutico nell’ecosistema regolatorio europeo. È necessario puntare soprattutto su un alleggerimento dei vincoli normativi e sulla semplificazione del sistema di approvazione dei farmaci.
“Il nostro studio è supportato dai risultati del Rapporto Draghi 2024, che ha messo a nudo la stagnazione della crescita farmaceutica nell’UE e ha sollecitato riforme nei processi normativi, nell’accesso al capitale e nell’adozione tecnologica – concludono Stefan Haefliger, Professor of Strategic Management and Innovation presso Bayes Business School, e Pedro Franco, Head of Europe Global Regulatory and Scientific Policy Merck KGaA – Senza cambiamenti significativi l’UE rischia di rimanere ulteriormente indietro rispetto ai competitor nell’attrarre innovazione farmaceutica, investimenti e talenti per la ricerca”.