Dallo studio di Fase III FLAURA2 di AstraZeneca arrivano risultati positivi per quanto riguarda la terapia per i pazienti con tumore del polmone localmente avanzato e metastatico con mutazione del recettore del fattore di crescita epidermico (EGFRm).
L’aggiunta di chemioterapia, a base di pemetrexed e sali di platino, a osimertinib ha prodotto un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante dell’endpoint secondario di sopravvivenza globale (OS) rispetto allo standard di cura osimertinib in monoterapia.
Questi risultati sono stati presentati in occasione del Simposio Presidenziale della Conferenza Mondiale sul Tumore del Polmone (WCLC) 2025 dell’International Association for the Study of Lung Cancer – IASLC, a Barcellona dal 6 al 9 settembre.
Le evidenze dello studio FLAURA 2
All’analisi di sopravvivenza globale, osimertinib più chemioterapia ha dimostrato una OS mediana di quasi quattro anni (47,5 mesi) rispetto ai circa 3 anni (37,6 mesi) per osimertinib in monoterapia.
Al 57% della maturità dei dati, i risultati hanno mostrato che osimertinib più chemioterapia ha ridotto il rischio di morte del 23% rispetto a osimertinib in monoterapia, attestatosi al 95%.
Per quanto riguarda la sopravvivenza, il 63,1% dei pazienti trattati con la combinazione era vivo a tre anni e il 49,1% era vivo dopo quattro anni, a fronte rispettivamente del 50,9% e del 40,8% registrati nel braccio di osimertinib in monoterapia.
Il dato di sopravvivenza globale osservato con osimertinib più chemioterapia rispetto a osimertinib in monoterapia è risultato confermato nei sottogruppi predefiniti. I pazienti nel braccio di controllo alla progressione hanno ricevuto lo standard di cura, compresa la chemioterapia, a conferma della rilevanza dei risultati di sopravvivenza globale.
Il profilo di sicurezza
Al follow-up esteso, il profilo di sicurezza di osimertinib più chemioterapia ha continuato ad essere gestibile e coerente con i profili già conosciuti dei singoli farmaci. Gli eventi avversi (AEs) di Grado ≥3 per tutte le cause si sono verificati nel 70% dei pazienti nel braccio con osimertinib più chemioterapia, determinati da eventi avversi ben caratterizzati correlati alla chemioterapia, rispetto al 34% nel braccio con osimertinib in monoterapia, simili ai tassi riportati all’analisi primaria presentati a IASLC 2023 WCLC (rispettivamente 64% vs 27%). I tassi di interruzione per eventi avversi e la tossicità sul bersaglio sono risultati bassi in entrambi i bracci dello studio (12% versus 7%).
I commenti
“L’obiettivo fondamentale del trattamento del tumore del polmone in stadio avanzato è prolungare la sopravvivenza, preservando la qualità di vita dei pazienti – spiega Filippo de Marinis, Direttore della Divisione di Oncologia Toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano e Presidente di AIOT (Associazione Italiana di Oncologia Toracica) – Nello studio FLAURA2, i pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule e mutazione di EGFR hanno raggiunto una sopravvivenza globale mediana di quasi 4 anni con osimertinib in combinazione con chemioterapia rispetto a circa 3 anni con il solo osimertinib. Siamo di fronte alla più lunga sopravvivenza ottenuta nel setting avanzato di prima linea”.
“Nel 2023, sempre alla Conferenza mondiale sul tumore del polmone – continua de Marinis – erano stati presentati i risultati dello studio FLAURA2, relativi alla sopravvivenza libera da progressione di malattia, in cui la combinazione aveva mostrato un vantaggio di quasi 9 mesi in più. I dati sulla sopravvivenza globale consolidano ulteriormente il valore della combinazione, che potrà costituire un’ulteriore opzione terapeutica accanto a osimertinib in monoterapia, che già rappresenta il trattamento standard per questi pazienti. Con due opzioni molto efficaci a base di osimertinib, i clinici possono personalizzare al meglio il trattamento, adeguandolo alle esigenze di ciascun paziente”.
“Nel 2024, in Italia, sono stati stimati circa 45mila nuovi casi di tumore del polmone. L’80% delle diagnosi avviene in fase avanzata, da qui l’importanza di opzioni terapeutiche sempre più efficaci – afferma Silvia Novello, Presidente di Women Against Lung Cancer in Europe – WALCE, Direttore Oncologia Medica all’Ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano e Ordinario di Oncologia Medica all’Università degli Studi di Torino -. La gestione del paziente con carcinoma polmonare metastatico è complessa e richiede un approccio multidisciplinare, personalizzato in base alle caratteristiche molecolari e cliniche del paziente. La mutazione del gene EGFR è presente in circa il 15% dei casi di carcinoma polmonare non a piccole cellule, soprattutto nei non fumatori. Si tratta di una ‘firma molecolare’, fondamentale per la scelta della terapia personalizzata”.
“I risultati significativi dello studio FLAURA2 costituiscono un traguardo rilevante per tutti i pazienti colpiti da tumore del polmone non a piccole cellule con mutazione di EGFR – continua Silvia Novello – È importante che la combinazione di osimertinib più chemioterapia sia accessibile ai pazienti del nostro Paese il prima possibile, affinché ne possano beneficiare in termini di sopravvivenza, ma anche di sicurezza e tollerabilità, elementi fondamentali per la qualità di vita dei pazienti”.
“I risultati più recenti dello studio FLAURA2 stabiliscono un nuovo standard di sopravvivenza per i pazienti con osimertinib più chemioterapia che mostra una sopravvivenza globale mediana di quasi quattro anni nella prima linea del tumore del polmone avanzato con mutazione di EGFR, superando il traguardo di tre anni stabilito dallo studio FLAURA – conclude Susan Galbraith, Vicepresidente Esecutivo, Oncology Haematology R&D, AstraZeneca – Negli ultimi dieci anni, osimertinib ha costantemente prodotto importanti benefici di sopravvivenza e un profilo di sicurezza tollerabile in tutti gli stadi del tumore del polmone non a piccole cellule, confermando il suo ruolo di terapia fondamentale per il tumore del polmone con mutazione di EGFR”.