Amicus Therapeutics ha versato oltre 100 milioni di dollari per prendere 10 terapie geniche.
Ora sta pianificando una nuova operazione di ricerca e sviluppo per farli avanzare. Ma quando si tratta di produzione, serve una CDMO (Contract Development and Manufacturing Organization)
Per questo motivo la biotech del New Jersey ha annunciato di avere stipulato un accordo con l’unità di terapia genica di Thermo Fisher Scientific per l’approvvigionamento clinico e per la produzione commerciale delle sue terapie geniche messe a punto per curare malattie rare come quella di Batten.
“Con l’avanzamento di una delle principali pipeline di terapia genica del settore, la nostra partnership con Brammer Bio, ora parte di Thermo Fisher, rappresenta un passo importante verso la realizzazione della nostra strategia di produzione. Potremo così offrire nuove terapie geniche a molte persone che vivono con rare malattie genetiche il più rapidamente possibile, specialmente se si tratta di patologie devastanti come quella di Batten, dove il tempo è un fattore essenziale”, ha detto in una nota John F. Crowley, CEO di Amicus, agigungendo che la società “incorporerà” il suo team e i suoi partner strategici nel processo di trasferimento tecnologico a Thermo Fisher.
Amicus, società con sede nel New Jersey, ha lavorato per alcuni anni su prodotti destinati a stabilizzare i disordini da accumulo lisosomiale (LSD) come la malattia di Fabry e la malattia di Pompe. L’anno scorso ha ottenuto l’approvazione FDA per Galafold impiegato per il trattamento della malattia di Fabry.
Thermo Fisher è da poco nel settore delle terapie geniche. La società all’inizio di quest’anno ha raccolto 1,7 miliardi di dollari per acquistare il produttore di vettori virali Brammer Bio.