Prezzi farmaci. Trump bacchetta tutti, ma solo a parole

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(Reuters Health) – “Tutti i soggetti coinvolti nel sistema: aziende farmaceutiche, compagnie assicurative, distributori, pharmacy benefit managers (PBM) e molti altri, contribuiscono al problema”. Nel discorso sul prezzo elevato dei farmaci negli USA, Donald Trump non risparmia nessuno, anche se, alla fine, non verrà intrapresa nessuna azione diretta aggressiva per tagliare i prezzi, almeno per il momento. Il discorso, che lo stesso presidente ha definito “l’azione più radicale della storia” per abbassare il prezzo dei farmaci, è stato pronunciato venerdì 11 maggio. In particolare, Trump punta il dito contro assicuratori e PBM, ma accusa anche i governi stranieri, che “estorcono prezzi irragionevolmente bassi” alle aziende farmaceutiche, costringendo le società a far pagare di più negli USA. E anche se negli ultimi mesi gli investitori si erano preparati a tentativi volti a regolare i prezzi, che avrebbero ridotto i profitti del settore, Trump abbandona questa idea, incluse la possibilità di far negoziare i prezzi direttamente tra aziende e Medicare, il programma governativo per gli anziani, o consentire ai consumatori americani di importare medicinali a basso costo da altri paesi.

Le azioni delle farmaceutiche salgono
Dopo il discorso, le azioni delle principali aziende farmaceutiche, compagnie assicurative e PBM sono aumentate e l’indice S&P 500 healthcare ha chiuso con un +1,5%, il maggior guadagno percentuale in un solo giorno dell’ultimo mese. Secondo i critici, le politiche sarebbero state influenzare dalle industrie farmaceutiche.

Le proposte del Department of Health and Human Services
Proprio mentre il presidente parlava, il Department of Health and Human Services ha rilasciato il piano “American Patients First”, che spiega le azioni a breve termine che prenderà il governo, tra cui la possibilità di negoziare i farmaci, ma solo quelli su prescrizione inclusi nel cosiddetto Medicare Part D, e studiare i modi per pagare i medicinali sulla base della loro efficacia. Alcune delle priorità a lungo termine includono, invece, limitazione degli sconti, creazione di incentivi per le aziende farmaceutiche per abbassare i prezzi e la ricerca di strumenti per evidenziare le pratiche straniere che danneggerebbero l’innovazione e farebbero salire il prezzo dei farmaci negli USA.

Cambiamenti? Solo tecnici
Insomma, “non c’è una grande proposta, ma solo un sacco di piccoli cambiamenti tecnici”, ha dichiarato Sam Richardson, professore di economia al Boston College. Mentre per quel che riguarda il fatto di far pagare di più ad altri paesi, l’economista ha sottolineato che “gli USA non hanno attualmente leve politiche per far sì che ciò accada”. Secondo il segretario della Salute e dei Servizi Umani, Alex Azar, le proposte potrebbero però essere fatte facilmente in un paio di mesi, senza necessità di approvazione da parte del Congresso. Diversamente, una ristrutturazione completa del sistema sanitario richiederebbe anni.

Fonte: Reuters Health News

(Versione italiana per Daily Health Industry)

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