Una rete globale di biosicurezza contro i nuovi focolai del Coronavirus

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“Usiamo le nuove tecnologie per non trovarci più in questa situazione”. Per prepararsi meglio alle minacce future lo Chief Scientific Officer di Sanofi, Gary Nabel, auspica la realizzazione di una “rete globale di biosicurezza”: banche di anticorpi e scorte di test diagnostici da usare rapidamente in risposta agli eventuali nuovi focolai di Coronavirus che dovessero riaprirsi.

COVID-19 è la peggior pandemia delle ultime generazioni. Ma l’umanità ha comunque dovuto affrontare, nel corso degli ultimi venti anni, sei epidemie globali, tra le quali Ebola, Zika e MERS.

Le comunità scientifiche e sanitarie lavorano da anni per prepararsi al meglio contro focolai di malattie e pandemie. Nel 2017 è stata istituita la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations, gruppo che ha impegnato centinaia di milioni di dollari per finanziare la ricerca sulle malattie emergenti ed è stato coinvolto nelle prime fasi del lavoro sui vaccini contro COVID-19.

Nabel non è comunque il solo a sottolineare la necessità di una migliore preparazione nei confronti delle pandemie.

La scorsa settimana, il presidente del comitato per la salute del Senato degli USA, Lamar Alexander, ha invitato il Congresso a “fare i cambiamenti necessari per prepararsi meglio alla prossima pandemia”.

In un nuovo libro bianco, l’ufficio di Alexander ha delineato quattro aree chiave per affrontare nuove eventuali pandemie negli Stati Uniti: una migliore ricerca e sviluppo per test, trattamenti e vaccini, sorveglianza e stoccaggio.

Un’altra sfida riguarda la produzione. Il CEO di Moderna, Stéphane Bancel, è convinto che dovrebbero essere costruite nuove fabbriche per far fronte alle attuali carenze di capacità.

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