Roche Italia: il 2022 chiude con un fatturato di 849,7 milioni di euro

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Roche S.p.A. chiude il 2022 in crescita, con un fatturato complessivo di 849,7 milioni di euro. Un risultato brillante raggiunto al termine di un anno complesso caratterizzato da una forte volatilità geo-politica.

Un importante driver della crescita è stato il lancio di nuovi prodotti ad alto tasso di innovazione in diverse aree, alcune nuove per Roche Italia: in particolare, Evrysdi, il primo trattamento a domicilio per le tipologie più diffuse di atrofia muscolare spinale e Polivy nel trattamento del linfoma diffuso a grandi cellule B recidivato refrattario nei pazienti non candidabili al trapianto.

Importante anche la performance di Tecentriq, farmaco già presente per il trattamento di alcune forme di tumore al polmone, che ha visto Roche entrare nel 2022 in una nuova area teraputica ad alto need terapeutico come l’epatocarcinoma.

Molto positivi anche i risultati dei prodotti stabilmente in portfolio: Perjeta e Kadcyla due anticorpi monoclonali per il trattamento del tumore alla mammella, Alecensa, farmaco per il trattamento di una particolare mutazione nel tumore polmonare, Ocrevus, il primo farmaco indicato nella sclerosi multipla primariamente progressiva che dal 2018 ha segnato l’importante ritorno di Roche nell’area delle neuroscienze e di Hemlibra, il primo anticorpo monoclonale ad essere raccomandato per l’uso nei pazienti con emofilia A.

“Siamo orgogliosi di aver chiuso il 2022, anno della celebrazione dei nostri 125 anni in Italia, registrando una crescita del fatturato di 54 milioni rispetto all’anno precedente – dichiara Maurizio de Cicco, Presidente e Amministratore Delegato di Roche S.p.A. – Un risultato che supera le nostre aspettative e che assume ancora più valore se pensiamo al difficile contesto generale nel quale ci siamo mossi. Ciò che da sempre ci guida è l’innovazione che si sostanzia anche negli investimenti in ricerca clinica nel nostro Paese che quest’anno hanno superato i 46 milioni di euro e che ci hanno permesso di raggiungere oltre 17.600 pazienti in 261 studi clinici. La ricerca clinica è un asset estremamente importante per l’intero sistema perché offre la possibilità ai pazienti di avere accesso anticipato all’innovazione terapeutica ma ricopre anche un grande valore socio-economico sia per le strutture sanitarie sia per l’intero SSN. Per questo accogliamo con grande soddisfazione l’adeguamento dell’Italia agli standard stabiliti dal regolamento europeo voluto dal Ministro della Salure e da AIFA che consentirà al nostro Paese di attrare investimenti in ricerca clinica e rimanere un’eccellenza”.

Solo nel 2022 grazie alla collaborazione con oltre 190 centri di ricerca, Roche S.p.A. ha gestito 261 studi clinici, su 71 molecole, di cui hanno beneficiato 17.631 pazienti. Negli ultimi 5 anni l’azienda ha investito in ricerca clinica nel nostro Paese oltre 220 milioni di euro. Questo conferma l’impegno di Roche verso la sostenibilità del Sistema Salute. Dalla misurazione dell’impatto economico delle sperimentazioni cliniche emerge, infatti, che grazie all’impegno in ricerca clinica, Roche contribuisce ogni anno a far risparmiare al Servizio Sanitario Nazionale circa 180 milioni di euro. Il tema dell’accesso all’innovazione riguarda da vicino anche i programmi di uso compassionevole (CUP). Sono stati oltre 480 i pazienti in trattamento nei CUP o in programmi di accesso post-trial nel 2022. Tra il 2015 e il 2022 i CUP gestiti da Roche hanno permesso un risparmio massimo netto per il SSN di 102,2 milioni di euro.

“Continueremo con il nostro impegno per la sostenibilità del sistema lavorando in collaborazione con tutti gli interlocutori per trovare nuove soluzioni ai bisogni di salute e contribuire alla creazione di un sistema più efficace e tempestivo nelle sue risposte – continua Maurizio de Cicco – Bisogna passare da un concetto di “value for money”, utilizzato spesso anche per la valutazione dei farmaci e che si traduce in un concetto di economicità ed efficienza, ad un nuovo paradigma dal valore molto più ampio di “value for society”. Un esempio concreto in questo senso è rappresentato dall’oftalmologia, area che ci vedrà protagonisti nel prossimo futuro con il primo anticorpo bispecifico per la degenerazione maculare legata all’età neovascolare e per l’ edema maculare diabetico. Come riporta un recente studio di ALTEMS, infatti, in quest’area una migliore presa in carico potrebbe far risparmiare al sistema 24mila euro per singolo paziente. Sempre in quest’ottica credo sia necessaria e urgente una nuova governance che superi il meccanismo del payback per il quale il contributo di Roche per gli ultimi tre anni è stato di oltre 350 milioni di euro”.

Anche l’attenzione alle persone si conferma un pilastro per Roche Italia che è la prima e, al momento unica, azienda farmaceutica ad aver ricevuto la certificazione di parità di genere (UNI PDR 125:2022) rilasciata da UNITER, grazie a un organico composto al 51% da donne, di cui il 53% ricopre ruoli manageriali, il 43% è dirigente e la percentuale di donne promosse sul totale delle promozioni è del 59%. Questa certificazione, unitamente al riconoscimento già ricevuto dal Winning Women Institute, rendono Roche un unicum nel panorama farmaceutico italiano.

Nel corso del 2023 si prevedono diversi lanci, tra nuove molecole e importanti estensioni di indicazioni, che da un lato rafforzeranno il portafoglio in ambito oncologico e delle patologie rare, e dall’altro segneranno l’ingresso dell’Azienda in nuove aree.

“Ci aspettano grandi sfide in questo nuovo anno nel quale continueremo a lavorare per garantire l’accesso alle terapie migliori a tutti i pazienti anche rendendo disponibili nuove opzioni di trattamento. Oltre alla già citata oftalmologia ci aspettiamo di rendere disponibile un anticorpo bispecifico nell’area dell’oncoematologia – conclude Maurizio de Cicco – L’azienda sta, inoltre, concentrando gli sforzi anche su piattaforme tecnologiche come le ATMP (Advanced Therapy Medicinal Product). Tra queste, se pensiamo a un orizzonte temporale più lungo, c’è grande attesa per la nostra prima terapia genica, e prima in assoluto per la distrofia muscolare di Duchenne, una patologia ereditaria rara e dal fortissimo bisogno clinico insoddisfatto”.

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