Incontinenza urinaria: appello società scientifiche per PAC paziente

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L’incontinenza urinaria è tra le 5 patologie più costose e diffuse al mondo. In Italia ne soffre un numero compreso tra il 20 e il 30 per cento di tutte le donne e tra il 5 e il 10% degli uomini. Sono i numeri, con molti zeri, dell’Incontinenza urinaria, una patologia per la quale, nelle sue diverse forme, si prova vergogna e imbarazzo e per questo molto spesso chi ne soffre non va dal medico. un problema sanitario e sociale di enormi dimensioni che registra molto “sommerso” non diagnosticato e che invece potrebbe essere contrastato in modo significativo.Per questo la Società Italiana di Urodinamica, la Fondazione SIU Urologia, l’Associazione italiana di Urologia ginecologica e del Pavimento pelvico e la Fondazione Italiana Continenza, con il contributo di Allergan, oggi hanno fatto il punto sulle iniziative tese a migliorare l’assistenza dei pazienti sul territorio.  Per il mese di novembre è prevista la chiusura dei lavori del tavolo ministeriale sull’Incontinenza urinaria da cui è attesa l’elaborazione di un corposo documento indirizzato alle Regioni. Al centro del testo l’ipotesi di costituire in ogni regione italiana una rete assistenziale ad hoc sul modello del Piemonte. Il Piemonte è stata infatti la Prima Regione ad istituire sul territorio Centri dedicati all’incontinenza urinaria e la prima ad aver deliberato (la Regione Lazio, seconda e ultima, ha deliberato l’8 agosto scorso) l’istituzione di un percorso di presa in carico (PAC – Pacchetto ambulatoriale complesso) per l’incontinenza urinaria da urgenza e neurologica, con l’obiettivo di utilizzare da subito la recente opzione di rimborsabilità della terapia con tossina botulinica, già autorizzata per questa patologia,  che si è dimostrata efficace  per queste forme di incontinenza.

Un percorso controllato ed efficace per i pazienti
“Il PAC” ha spiegato Andrea Tubaro, professore di Urologia alla Sapienza Università di Roma “prevede di accompagnare il paziente lungo un percorso organizzato e predefinito in tutte le fasi della diagnostica e della terapia, ma soprattutto ne riconosce i singoli e distinti costi di contorno”. La definizione e l’approvazione di un pacchetto ambulatoriale per la terapia con tossina botulinica serve quindi da un lato a garantire la presa in carico del paziente lungo tutto il percorso diagnostico e terapeutico, ma dall’altro a far sì che anche i conti, alla fine, tornino per garantire sostenibilità, qualità ed equità di accesso.

Per i professionisti, hanno sottolineato le Società scientifiche nell’esortare tutte le istituzioni ad accelerare per analoghe organizzazioni sul territorio, l’implementazione di questo tipo di percorso diagnostico-assistenziale significa consentire una presa in carico globale del paziente.

I costi dell’incontinenza
“Per il 2016” ha sottolineato dal canto suo Antonio Carbone, Direttore UOC Urologia alla Sapienza Università di Roma “è stimata una spesa generale di circa 360 milioni di euro a carico del sistema sanitario italiano per la gestione della patologia dell’incontinenza, dove i costi per i presidi sanitari come i pannoloni hanno un peso considerevole. Anche la spesa per i pazienti è considerevole, specie per l’acquisto di quei farmaci per l’incontinenza urinaria da urgenza che sono a totale carico dell’utente e che corrisponde ad una media annua di circa 550 euro a persona. Poiché sono esclusi da questo calcolo tutti i costi indiretti e, soprattutto, i costi della filiera distributiva dei presidi e dei farmaci, in realtà la spesa è sicuramente maggiore. La costante ricerca di nuove opzioni terapeutiche come il trattamento con tossina botulinica, medicinale già autorizzato in Italia per il trattamento dell’incontinenza urinaria, ha pertanto l’obiettivo di migliorare da un lato la qualità di vita dei pazienti ma anche di contenere la spesa per il sistema sanitario e per l’utente stesso”. “E’ possibile dunque migliorare i servizi, anche dal punto di vista dei costi, migliorando l’offerta sul territorio” ha chiosato Enrico Finazzi Agrò, Presidente della SIUD rinnovando l’appello delle Società scientifiche ad operare al più presto un’armonizzazione su tutto il territorio nazionale. “Al tavolo ministeriale peraltro” ha aggiunto “non pensiamo alla costruzione di nuove strutture ma alla riorganizzazione in rete di quelle esistenti, evitando dispersioni di tempo e soldi sia da parte del paziente sia da parte del sistema sanitario. Questo modello, al momento già previsto in Piemonte e prossimamente nel Lazio, crediamo sia la strada migliore per una razionalizzazione delle spese, dei servizi e per un miglioramento dell’efficienza e della risposta assistenziale ai bisogni di salute dei cittadini”.

 

 

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