Sclerosi multipla. Terapie ad alta efficacia subito, per ritardare la progressione della malattia. Le riflessioni del Piemonte al primo Regional Summit di Sics

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In Italia si stimano circa 130.000 persone affette da sclerosi multipla, con un’incidenza di circa 3.400 casi all’anno. Nel febbraio 2022 l’Agenas ha pubblicato un nuovo Pdta (Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale) dedicato alle persone affette da Sclerosi Multipla, con l’obiettivo migliorare l’assistenza al paziente. A livello regionale, sono 14 le regioni che hanno implementato documenti analoghi. Ma molto resta ancora da fare. A questa sfida saranno dedicati i cinque Regional Summit promossi da Sics, con contributo incondizionato di Bristol Myers Squibb, che nella prima puntata andato in onda il 15 dicembre 2022, si è concentrato in particolare sull’assistenza alle persone con sclerosi multipla nella Regione Piemonte.

All’appuntamento, condotto da Corrado De Rossi Re e trasmesso in streaming su Quotidiano Sanità e Popular Science, hanno partecipato Franco Ripa, responsabile della programmazione dei servizi sanitari e socio sanitari della Regione Piemonte; Alessia Di Sapio, direttore Scdo Neurologia, Centro di riferimento regionale per la Sclerosi Multipla dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi Gonzaga di Orbassano di Torino; Paola Cavalla, direttore del Centro di Sclerosi Multipla Dipartimento Neuroscienze e Salute Mentale della Città della Salute e della Scienza di Torino; Marco Alfonso Capobianco, direttore della Struttura complessa di Neurologia dell’Azienda Ospedaliera San Croce Carle di Cuneo; Daniela Ielo, direttore della Farmacia ospedaliera dell’Azienda ospedaliera universitaria San Luigi Gonzaga di Orbassano.

Combattere la sclerosi multipla non solo nelle sue manifestazioni cliniche, ma tenendo conto del paziente nella sua interezza, dei suoi bisogni quotidiani, cercando anche di contrastare la progressione della malattia e il declino delle funzioni fisiche e cognitive attraverso l’accesso precoce alle terapie ad elevata efficacia. Questo il richiamo unanime degli ospiti del Regional Summit, aperto dai contributi video di Paolo Alberto Battaglia, presidente di Aism (Associazione italiana sclerosi multipla); Antonella Conte, responsabile del Centro Sclerosi Multipla del Policlinico Umberto I di Roma; Paolo Ursillo di Agenas.

Aprendo gli interventi, Marco Alfonso Capobianco ha definito il nuovo Ptda elaborato dall’Agenas “una pietra miliare” anzitutto per il fatto di considerare “la sclerosi multipla una malattia cronica complessa, con un’importante prevalenza in Italia e un importante impatto sul malato, quindi sulla società e sul sistema sanitario”. Il direttore della Struttura complessa di Neurologia dell’Azienda Ospedaliera San Croce Carle di Cuneo ha sottolineato come questo dipenda anche dal fatto che la sclerosi multipla è una patologia che colpisce in età ancora giovane e “è la principale causa di disabilità non traumatica nella nostra popolazione. Ovviamente questo comporta un’importante perdita di produttività e importanti condizionamenti sulla vita dei pazienti”.

La sclerosi multipla, ha spiegato Capobianco, “è una delle patologie trattata con farmaci dal costo molto elevato. Una gestione coordinata a rete e una condivisione delle attività che possono migliorarne la presa in carico del paziente, dunque, risultano fondamentali per il paziente ma anche per il migliore uso delle risorse della sanità pubblica. Credo che siano questi aspetti rendere particolarmente importante il documento dell’Agenas””.

Parole condivise da Alessia Di Sapio, che ha evidenziato come la realtà piemontese sia già all’avanguardia in questo ambito, potendo contare su “una rete di assistenza diffusa e orizzontale che offre numerosi vantaggi e garantisce l’uniformità di accesso alle terapie secondo un modello di prossimità di cura”. Il direttore del Centro di riferimento per la Sclerosi Multipla del San Luigi Gonzaga ha poi espresso la sua soddisfazione per un ulteriore elemento centrato nelle linea guida dell’Agenas, che riguarda l’utilizzo dei “marcatori prognostici, che possono indicare la necessità di indirizzare il paziente verso terapie ad alta efficacia”. Per Di Sapio, infatti, i parametri utilizzati ad oggi dall’Aifa per regolamentare l’accesso a queste terapie “risultavano obsoleti alla luce delle evidenze cliniche”. Era quindi importante superare questo limite, “perché l’accesso precoce alle terapie ad elevata efficacia può preservare il paziente dalla disabilità”. Ritardare la progressione della malattia o evitare danni cognitivi è, per Di Sapio, “un valore inestimabile in sé, che diventa ulteriormente importante se si considerare che tale accesso precoce alle terapie consente anche di fare risparmiare al sistema e alla comunità oneri molto elevati, diretti e indiretti, che derivano dal progressivo aumento della disabilità del paziente”.

Gli ospiti del Regional Summit hanno quindi condiviso il fatto che una rete efficiente come quella piemontese ha sicuramente contribuito a creare tra i neurologi una cultura diffusa e in linea con le innovazioni terapeutiche, rendendo l’accesso alle migliore cure disponibili più equa.

Per Paola Cavalla potrebbe essere comunque compiuto un ulteriore passo attraverso una semplificazione delle procedure. “Onestamente, non capisco quale altro passaggio sia necessario fare una volta che una nuova molecola ha superato il vaglio dell’Aifa”. Da questo punto di vista, secondo il direttore della Struttura Complessa Neurologia dell’Ao S. Croce e Carle di Cuneo, Marco Alfonso Capobianco, la Commissione regionale Sclerosi multipla potrebbe svolgere un ruolo importante, come organo preposto al recepimento delle autorizzazioni Aifa sul territorio regionale.

A proposito di Piemonte, Paola Cavalla ha fatto notare come la Regione abbia recepito il Pdta codificandolo come “Psdta, dove la S sta per Salute, con l’obiettivo di richiamare alla necessità di mettere la persona al centro del percorso e non la malattia, considerando la qualità di vita come uno degli obiettivi del percorso di cura”. La volontà dell’Agenas, per Cavalla, era dunque “rendere omogenei i Ptda nelle varie regioni, introducendo una prospettiva innovativa, che è quella di costruire un servizio intorno al malato, andando oltre il costosissimo farmaco, di cui il paziente ha certamente bisogno, ma tenendo conto di tutti gli altri servizi che possono cambiare la vita con malattia della persona, a cominciare dai percorsi riabilitativi. I Centri di riferimento e la rete dei Centri devono farsi interpreti di questi aspetti”.

Per Daniela Ielo “ci troviamo di fronte a uno scenario mai visto prima, con nuove terapie che sicuramente sono efficaci e che saranno usate in prima linea”. “I farmacisti ospedalieri, così come i clinici, hanno sempre sostenuto l’importanza di garantire la terapia corretta al paziente”, ha sottolineato il direttore della Farmacia ospedaliera del San Luigi Gonzaga di Orbassano, secondo la quale “le note di prescrivibilità dell’Aifa hanno forse blindato un po’ troppo le potenzialità che queste nuove terapie potevano avere sul paziente. Ci auguriamo che questa apertura possa portare beneficio a tutti i nostri pazienti”.

Dunque accesso precoce alle terapie ad alta efficacia e presa in carico del paziente nella sua interezza. Sfida, quest’ultima, che chiama inevitabilmente in causa anche la sanità territoriale e che la Regione Piemonte ha raccolto senza indugio. “Nella nostra Regione, come già accennato, parliamo di Percorso di Salute e diagnostico-terapeutico-assistenzale proprio per sottolineare che il focus del percorso non è tanto il sistema dell’offerta, quanto il paziente con i suoi bisogni”, ha detto Franco Ripa. Il responsabile della Programmazione dei Servizi Sanitari e Socio-Sanitari della Regione Piemonte ha quindi espresso l’impegno, nei prossimi anni, a sviluppare la sanità territoriale, “utilizzando anche i nuovi modelli organizzativi previsti dal DM 77 per dare finalmente fisicità alla questo livello assistenziale e facendo in modo che tutte le patologie, quando possibile, siano realmente gestite sul territorio e a domicilio”.

Esigenza condivisa anche dagli altri ospiti del Regionale Summit. Paola Cavalla ha evidenziato come, peraltro, in Piemonte i Centri specializzati abbiano raggiunto “le massime dimensioni possibili, diventa difficile pensare di implementarli oltre” considerata pure la “mancanza di neurologi”. Raccogliere la spinta verso il territorio, “anche per risponde al concetto di prossimità delle cure”, è quindi per il direttore del Centro Sclerosi Multipla del Molinette, più importante che mai.

Quando si parla di innovazione, si parla però non solo di farmaci, ma anche di dispositivi e tecnologie. Su questo tema Alessia Di Sapio ha auspicato “una maggiore uniformità nelle modalità e nella qualità degli esami radiologici e di risonanza magnetica” che consentono anche “di tenere sotto controllo quei parametri di progressione che gli esami di routine non si riescono ad evidenziare e sulla base dei quali è possibile personalizzare il trattamento”.

Paola Cavalla ha condiviso l’importanza di introdurre nuove pratiche ed esami utili al controllo della malattia, ma ha evidenziato anche come in Piemonte “ancora troppi esami diagnostici o di monitoraggio non siano fatti secondo le linee guida, non portando vantaggi al paziente ma rappresentando, piuttosto, un onere per la Regione e per la società”. Per l’esperta delle Molinette sarà quindi necessario “un lavoro di indirizzo dei centri diagnostici pubblici o convenzionati per garantire i minimi livelli di appropriatezza di questi esami così da garantire tutti le prestazioni che possono portare benefici al paziente evitando invece gli sprechi”.

Per Daniela Ielo l’introduzione di nuove tecnologie richiederà anche un lavoro di “disinvestimento su altre più obsolete o costose”. Aspetto condiviso da Franco Ripa, secondo il quale “curare meglio e in modo più inclusivo significa anche sapere realizzare una innovazione sostenibile che, per essere tale, va governata, rispettando il budget che – ha sottolineato Ripa – non è una brutta parola, ma un elemento importante nella gestione dei processi”. Per questo, secondo il responsabile della Programmazione dei Servizi Sanitari e Socio-Sanitari della Regione Piemonte, nel valutare una innovazione non andrebbe mai dimenticato anche “il processo di valutazione del valore, cioè quel processo che permette di capire effettivamente il beneficio introdotto a fronte delle risorse spese”.

Franco Ripa ha quindi ribadito l’impegno della Regione per l’implementazione dei percorsi e dei servizi. “Stiamo sviluppando nuovi modello di presa in carico. Lo facciamo anche tenendo conto di quelle che sono le indicazioni e i nuovi modelli definiti a livello nazionale. La nostra più grande forza – ha concluso responsabile della Programmazione dei Servizi Sanitari e Socio-Sanitari della Regione Piemonte – è comunque quella di avere dei professionisti veramente bravi, che sono la migliore garanzia per tutti”.

Lucia Conti

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