Il Q3 è andato bene, ma gli analisti sollevano qualche preoccupazione sui dividendi futuri. AstraZeneca riuscirà a pagarli? Per il CEO Pascal Soriot non ci sono dubbi, ma a destare qualche dubbio negli analisti sono quattro scenari nei quali la big phrma sta già conducendo una serrata battaglia: il debito di 15 miliardi di dollari, la concorrenza dei generici e quella sui prezzi e losviluppo della pipeline di immuno-oncologia.. A oggi,con la sua quota di dividendo a 90 centesimi per azione, pari un rendimento annuo dell’8,4%, AstraZeneca è una delle pharma più generose con gli investitori. .Alcune misure sono già state implementate. La società ha venduto il portafoglio di prodotti anestetici ad Aspen, alcuni antibiotici a Pfizer e un farmaco contro la gotta a Ironwood. Queste manovre hanno contribuito a produrre guadagni oltre le aspettative all’inizio di quest’anno. I risultati del Q3, 6,23 miliardi di dollari di vendite per il trimestre e 1,12 dollari di utili per azione (EPS), superano le stime previste. Tuttavia i rischi per il flusso di cassa rimangono. Le spese della società sono superiori a quelle previste e cresceranno con i lanci in corso dei nuovi prodotti. Tra questi Imfinzi contro il cancro della vescica e Calquenza, appena approvata, contro il linfoma mantellare. Questa prospettiva, cè aderente alla nostra convinzione che EPS nel 2018 sarà inferiore rispetto al 2017 nonostante la maggiore crescita delle vendite nel 2018 rispetto al 2017″, ha scritto Anderson di Bernstein in una nota agli investitori. Investitori che puntano su Imfinzi, per l’affermazione di AZ nell’area immuno-oncologica. La big pharma ha una riconosciuta politica di affidabilità dei suoi dividendi e non è probabile che cambi strada improvvisamente. La società ha adottato diversi anni fa quella che definisce una “politica progressiva sui dividendi” promettendo di mantenere o aumentare il dividendo ogni anno a seconda delle prospettive di guadagno. Quando Soriot ha assunto l’incarico di CEO nel 2012, il consiglio ha rassicurato gli investitori affermando che la politica sul dividendo non sarebbe cambiata.
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