Terapie antitumorali: nasce Artios Pharma. Lavorerà sulle nuove classi di enzimi

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Dopo il successo degli inibitori della PARP (Poli-(ADP-ribosio polimerasi) – un enzima implicato nella riparazione del DNA danneggiato – continuano gli studi per cercare altri enzimi simili da colpire nella terapia antitumorale. In questo campo lavorerà Artios Pharma, che ha ricevuto un finanziamento di 30 milioni di euro da parte di SV Life Sciences, AbbVie Biotech Ventures e dalla Merck KGaA. La nuova realtà, che ha sede a Cambridge, nel Regno Unito, è guidata dal CEO Niall Martin, già direttore della divisione sviluppo farmaci di KuDOS Pharmaceuticals, l’azienda che per prima ha sviluppato il farmaco inibitore della PARP, poi venduto ad AstraZeneca per 210 milioni di dollari e commercializzato con il nome di Lynparza.

Gli inibitori della PARP sono una delle classi di farmaci biotech più seguite al momento. Il meccanismo di azione si basa sulla loro capacità di bloccare un enzima capace di riparare le rotture del DNA, particolarmente sfruttato proprio dalle cellule tumorali, che si replicano più velocemente. L’inibizione è dunque selettiva e danneggerebbe proprio le cellule neoplastiche. Artios studierà gli altri enzimi coinvolti in questo processo di riparazione del materiale genetico. Secondo Martin, infatti, “gli inibitori della PARP sono stati un progetto facile da portare avanti e che ha dato frutti nell’immediato, ma ci sono classi di enzimi molto più grandi da studiare, come le endonucleasi e le elicasi, e che hanno un ruolo maggiore nella riparazione del DNA”. Con i progressi fatti nel campo delle tecnologie cellulari, poi, Martin è sicuro che il campo della riparazione dei danni del DNA (DDR – DNA Damage Repair) è giunto al punto in cui si possono esplorare nuove classi di enzimi. A crederci sono stati prima di tutto il Cancer Research Technology (CRT) e gli scienziati che l’istituto inglese finanzia, da cui è nata Artios Pharma. In particolare, il principale farmaco candidato a un futuro sviluppo è Poly-theta, per il quale Artios prevede di cominciare la sperimentazione clinica entro tre anni.

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