La chiave per una leadership di successo è l’innovazione. Intervista a Luca Crippa CEO di IBSA Italia

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Puntare su innovazione e persone. È questo che ha permesso a IBSA Italia, la maggiore filiale del Gruppo IBSA, di continuare a svilupparsi e creare valore. Guidata da Luca Crippa, IBSA Italia continua la sua crescita a doppia cifra, operando in 12 aree terapeutiche quali Dermatologia, Dermoestetica, Cardiometabolica, Endocrinologia, Medicina della riproduzione, Osteoarticolare, Dolore e infiammazione, Respiratoria, Urologia, Oftalmica, Otorinolaringoiatria e Consumer Health. Per capire meglio come un’azienda farmaceutica riesce a creare innovazione tecnologica e valore per le persone “prima che pazienti” abbiamo parlato con Luca Crippa Ceo e Managing Director IBSA Italia

Parliamo della mission di IBSA Italia. Quali sono i punti di forza e quali, invece, le criticità?

La filiale Italiana di IBSA è una delle più importanti a livello mondiale ed è molto vicina al quartier generale perché IBSA è un gruppo multinazionale svizzero basato a Lugano che circa dieci anni fa decise di aprire una propria filiale in Italia. Questa filiale è cresciuta molto: oggi contiamo circa 600 dipendenti e due stabilimenti. Gli elementi chiave di una grande espansione in questi dieci anni sono stati due: l’innovazione e le persone. A livello di innovazione abbiamo più di 40 brevetti di tecnologia farmaceutica. IBSA è molto brava a investire su molecole note, quindi sicure ed efficaci, e portarle nella forma migliore quindi sviluppare nuove tecnologie che ne aumentino la biodisponibilità o la maneggevolezza per il medico e per il paziente. Il secondo pilastro, forse più importante sono le persone; come detto abbiamo 600 dipendenti, ne abbiamo 24 in ricerca e sviluppo in Italia e abbiamo un grande rispetto per le persone che lavorano per IBSA. Per noi non sono “dipendenti”, “impiegati” o “assunti, per noi sono “collaboratori” perché collaborano alla creazione di valore per il paziente e per il medico e nel far si che l’azienda abbia successo. Trasversalmente IBSA è molto impegnata in attività che restituiscono al territorio o alla comunità parte del valore che l’azienda riceve dal sistema. Ne sono un esempio tutte le attività che, sia a livello di gruppo che a livello italiano, l’azienda mette in atto in quello che viene definita la creating shared value. Il nostro fondatore, Arturo Licenziati, ha creato una Fondazione IBSA indipendente dalla parte commerciale che si adopera in attività di promozione di scienza o di valore per la comunità.

 

Lei è considerato uno dei Ceo emergenti. Chi è stato il suo maestro? A quali Ceo si ispira?

Non mi ritengo un Ceo emergente, cerco di fare il mio lavoro. Ho diversi maestri molto importanti; parto dall’inizio. Io ho iniziato a lavorare in Bayer e il mio primo maestro è stato Giovanni Fenu, l’attuale capo della divisione farmaceutica. Lui mi ha insegnato a buttare il cuore oltre l’ostacolo, è stata la persona che mi ha proposto di cominciare la carriera internazionale. La seconda persona, che ho conosciuto mentre vivevamo all’estero a Zagabria io in Bayer lui in Nestlé, è Marco Travaglia che è il capo di Purina PetCare per tutta l’Europa: lui mi ha insegnato l’innovazione, pensare al cliente, andare sempre oltre. Il terzo maestro, e forse è il più importante perché è quello attuale, è Giorgio Pisani. Ex amministratore delegato e presidente IBSA Italia, ora presidente IBSA Sud Europa, mi sta insegnando tutt’oggi due cose: l’ingegno e la creatività nel pensare sempre a qualcosa di nuovo e l’importanza di lavorare bene con tutti, con i colleghi, con le persone con i medici. Ce n’è però un ultimo, il fondatore della IBSA: Arturo Licenziati. Lui è un vero visionario, però è un visionario umile; è come se fosse un Bill Gates che però preferisce non apparire. Come lui insegna, quindi, anche io preferisco essere un po’ più umile.

 

A un anno dalla sua nomina, possiamo fare un bilancio?

È un bilancio positivo, stiamo performando bene, ma più che nella performance finanziaria, che è pur importante, uno dei successi che stiamo ottenendo è quello di creare una squadra e di rafforzare lo spirito di squadra fra i vari dipartimenti quindi sia a livello di comitato di direzione che a cascata nel marketing e nelle vendite o addirittura in ambito industriale. Quindi riassumendo un bilancio positivo come risultati finanziari ma ancora di più un bilancio positivo in termini di collaborazione e del valore che insieme creiamo con la mia squadra e i nostri collaboratori.

 

Parliamo di numeri: IBSA Italia ha fatto registrare, nel 2018, un fatturato, in crescita, di 178 milioni di euro. Previsioni per il 2019?

Quello che posso dire, non avendo ancora pubblicato il bilancio, è che stiamo continuando con un trend molto positivo. Stiamo crescendo a doppia cifra e questo è molto importante per noi perché veniamo da tanti anni in cui l’organizzazione ha performato molto bene. Continuare questa crescita alimentata da prodotti di grande qualità e innovazione per noi è importante non solo per avere un conto economico migliore, ma perché un conto economico migliore ci permette di investire sempre di più in ricerca e di dare stabilità ai nostri collaboratori.

 

Nel breve periodo, quali sono i progetti in essere nelle 12 aree terapeutiche di vostro interesse?

Il primo esempio che mi piace riportare è quello della divisione di medicina estetica. Abbiamo sviluppato in una filiera tutta Italiana delle nuove formulazioni di acido ialuronico che fabbrichiamo internamente con un processo di biofermentazione quindi non lo estraiamo dagli animali. Questo ha una componente di purezza elevata ma soprattutto rispetta gli animali. Produciamo questo acido ialuronico per biofermentazione con microorganismi non ingegnerizzati e questo vuol dire microorganismi naturali. Questo acido ialuronico è la base di tanti prodotti IBSA e nella divisione di dermoestetica lo inseriamo in diverse tipologie di prodotti. Questa divisione vende dall’Italia in tutto il mondo ed è una delle più performanti all’interno della filiale Italiana. Un altro esempio è rappresentato dall’area osteoarticolare: l’acido ialuronico, formulato diversamente, viene inserito in siringhe pre-riempite differenti da quelle della dermoestetica che vengono utilizzate per la terapia di problematiche relative alle articolazioni come l’anca, il ginocchio, la spalla, il gomito e così via. Questo è importante perché le persone, oggi, si muovono molto di più, perché muoversi è un elemento di prevenzione di quasi tutte le patologie. Inoltre, grazie all’industria farmaceutica e grazie alla cultura della prevenzione, le persone vivono più a lungo quindi vivere più a lungo e muoversi di più significa consumare maggiormente le proprie articolazioni che sono un po’ come gli pneumatici della macchina. Ecco, la nostra ricerca ha permesso di portare sul mercato diverse tipologie di prodotti che danno uno strumento al medico per riuscire a gestire il consumo di questi pneumatici. Noi siamo molto interessati anche al movimento come sport inteso come occasione di aggregazione per le persone più anziane e di educazione per i giovani. Ecco, stiamo scoprendo un ambito che per il farmaceutico è nuovo che è quello della medicina sportiva non professionistica e proprio in questa direzione abbiamo deciso di sponsorizzare due squadre sportive italiane: la Sampdoria di calcio e le Zebre di rugby. Il rugby è uno sport poco conosciuto in Italia ma chi lo segue ne è molto appassionato e soprattutto è un esempio di educazione. Nel rugby, infatti dopo i due tempi sul campo, c’è il terzo tempo che rappresenta il tempo di amicizia con la squadra avversaria e questo è un elemento di educazione. Per fare un ultimo esempio sceglierei quello dell’area cardiovascolare. Questa è un’area che mi sta molto a cuore perché nelle mie esperienze passate sono stato responsabile mondiale della cardioaspirina. IBSA ha sviluppato una nuova formulazione di acido acetilsalicilico a basso dosaggio. È una formulazione in una capsula molle con eccipienti di olio di pesce omega-3 purificato. Si tratta di un eccipiente quindi non può vantare proprietà terapeutiche come un farmaco o un integratore, però riuscire a stabilizzare un acido acetilsalicilico in una capsula molle senza farlo idrolizzare è un esempio di qualità e di bravura dei nostri ricercatori IBSA che sono un motivo di orgoglio dell’azienda. Questo prodotto programmiamo di lanciarlo in Italia il prossimo anno.

 

Parliamo ora di futuro. Come immagina questo settore fra 10 anni. Cosa ci sarà ancora e cosa scomparirà?

Io sono ottimista, il trend è molto positivo anche se spesso siamo un po’ fatalisti. Avendo vissuto anche all’estero io credo molto di più all’Italia e all’innovazione che può venire dall’Italia rispetto a tanti Italiani. Cosa sparirà? Spero tante patologie sia per la prevenzione che è l’elemento più importante e poi per i trattamenti perché l’industria farmaceutica insieme con le università, investe tantissimo. Quello che aumenterà sarà una presa di coscienza sempre maggiore del paziente e del medico e di quello che è la salute, del percorso salute che non è solo il trattamento ma è un percorso molto più allargato e qui i big data e i dispositivi medici consentiranno al medico, al paziente o alla persona in generale e all’industria farmaceutica di indirizzare le terapie o di prevenire le patologie in maniera sempre più mirata.

 

Quale sarà la professione su cui puntare in futuro nel mondo farmaceutico?

Medico e farmacista. Anche se aumenteranno i big data, anche se ci saranno i supercomputer, il lavoro che possono fare medici e farmacisti nell’ascoltare una persona, prima che un paziente, capire le proprie esigenze e guidarlo sulla scelta della terapia giusta questo non potrà mai essere sostituito.

Di Marzia Caposio

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