Device: Otsuka punta tutto su blister 3.0

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Un blister 3.0 che, lampeggiando, ricorda al paziente quando assumere il farmaco e che registra quando viene erogata ogni pillola, inviando i dati via Bluetooth a un’app dedicata sullo smartphone. È il device su cui punta l’azienda giapponese Otsuka per mantenere in una buona quota di mercato il suo farmaco Pletal, un antiaggregante piastrinico. Otsuka, per mettere a punto il dispositivo, ha firmato un accordo con la multinazionale di tecnologie NEC. Pletal serve ad evitare la formazione dei coaguli, ma per essere efficace deve essere assunto come prescritto. Per questo l’azienda giapponese ha deciso di puntare su un contenitore intelligente. Secondo un portavoce di Otsuka, il blister, dotato di una luce a LED, lampeggerebbe per ricordare al paziente di prendere il farmaco. Una volta assunta la dose, il blister registrerebbe questa informazione e la trasmetterebbe a una applicazione dedicata da scaricare sullo smartphone. “L’intenzione è quella di inviare poi i dati anche agli operatori sanitari”, ha aggiunto. L’azienda giapponese ha intenzione di presentare agli enti regolatori una domanda di approvazione per il dispenser di pillole il prossimo anno.

Il nuovo contenitore si unisce a tutti quei sistemi ideati di recente sia per ricordare ai pazienti di assumere i medicinali, sia per aiutare i medici a seguire i pazienti. Case farmaceutiche come AstraZeneca, Boehringer Ingelheim e GlaxoSmithKline, per esempio, stanno sviluppando un inalatore intelligente per monitorare i puff dei dispositivi che erogano farmaci contro asma e broncopneumopatie croniche. Inoltre, due nuove penne Bluetooth per insulina sono state approvate negli USA negli ultimi due mesi. Il blister di ultima generazione potrebbe aiutare l’azienda giapponese a contrastare l’ingresso nel mercato dei generici di Pletal, che rimane comunque un farmaco da 250 milioni di dollari l’anno, anche grazie al fatto che il mercato dei generici in Giappone stenta a decollare. Ma il dispositivo potrebbe portare vantaggi anche alla lotta per la prevenzione dell’ictus. Secondo Otsuka, che cita uno studio in giapponese pubblicato sulla rivista New Remedies and Clinics nel 2011, circa il 50% dei pazienti che utilizzano i farmaci anticoagulanti smette di prenderli entro sei mesi. Il che mette a rischio il paziente di soffrire di un ictus secondario, con conseguenze devastanti sulla salute e con un notevole costo per il servizio sanitario. In Giappone, per esempio, si stima che il costo delle malattie cardiovascolari sia di 17 miliardi di euro l’anno

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