Celgene, un 2018 di slancio che passa anche per le acquisizioni

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Con un forecast 2018 compreso tra 14,4 e 14,8 miliardi di dollari, Celgene punta a scollinare un 2017 complessivamente buono, ma caratterizzato anche da alcune battute di arresto.  Nell’anno appena trascorso la biotech americana ha dichiarato di aver generato guadagni per 13 miliardi di dollari, con una crescita del 16%. In particolare, le vendite del suo farmaco contro il mieloma multiplo, Revlimid, sono cresciute del 17%, attestandosi a 8,19 miliardi, mentre Pomalyst, sempre per il trattamento del mieloma multiplo, ha generato 1,61 miliardi di dollari di vendite, il 23% in più rispetto all’anno precedente. Dati molto buoni, anche se alcune cattive performance commerciali e cliniche hanno inciso per il 13% sul valore di Celegene. Otezla nel Q3, per esempio, ha costretto l’azienda a tagliare le previsioni al 2020 in una forbice compresa tra 1 e 2 miliardi di dollari. Il farmaco, lanciato nel 2014 per il trattamento di psoriasi e artrite psoriasica, ha raccolto 1,28 miliardi di dollari. Celgene ha avuto anche una battuta d’arresto con il suo candidato per il trattamento della malattia di Crohn, GED-0301, che ha costretto l’azienda biotech a sospendere il trial dopo che nel 2014 aveva speso 710 milioni di dollari per lo sviluppo del farmaco. Per controbilanciare, Celgene ha avviato un processo di aumento dei prezzi dei suoi blockbuster Revlimid e Pomalyst. In particolare, l’azienda biotech ha  incrementato per ben tre volte nel 2017 il prezzo di Revlimid, con un balzo totale del 19,8%, e per due volte il costo di Pomalyst per un incremento complessivo del 17,7%,  secondo quanto calcolato dall’analista di SunTrust, Yatin Suneja, che ha previsto che questi aumenti porteranno 80 milioni di dollari in più nelle casse di Celgene. Ma il rilancio dell’azienda biotech passa anche per operazioni di acquisizione. Celgene ha infatti annunciato lunedì l’intenzione di acquistare Impact Biomediicnes, offrendo subito 1,1 miliardi di dollari. Grazie a questo accordo, potrebbe mettere le mani su fedratinib, candidato per il trattamento della mielofibrosi, precedentemente nella disponibilità di Sanofi, prima che l’azienda francese abbandonasse il progetto per problemi di sicurezza. Celgene conta invece di presentare la domanda per l’approvazione nel 2018.

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